Francia al voto senza grandi leader, Sarkozy intanto perde colpi

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Di Boris
Domenica si svolgerà il primo turno delle elezioni presidenziali francesi, i due candidati – Nicolas Sarkozy per la destra e Francois Holland per il partito socialista – non entusiasmano. La politica europea non sembra più in grado di produrre grandi leader, divisa com’è fra una governabilità un po’ grigia e tutto sommato passiva rispetto all’azione dei mercati, e un populismo di volta in volta nazionalista, più o meno xenofobo, capace di grandi promesse e di pochi fatti. Vorremmo essere smentiti nelle prossime ore e nei prossimi giorni dalla Francia, vedremo. Per ora la sola Angela Merkel sembra possedere ancora la statura di una leder europea, a prescindere naturalmente dal giudizio sulle politiche tedesche di questi anni dominate, anche troppo, dal mito della locomotiva tedesca, della centralità tedesca, che pure è un fatto determinante in Europa ma evidentemente non l’unico se parliamo di Unione.

David Cameron non ha rinverdito i fasti di una Thatcher o di un Blair, la Gran Bretagna è silenziosa. La Spagna ha gestito una prevedibile alternanza fra la fine di Zapatero e il nuovo avvento dei Popolari di Mariano Rajoy già invisi all’opinione pubblica per le dure politiche sociali messe in campo. Time, dopo la caduta di B., ha dedicato la copertina a Mario Monti con un titolo che suonava più o meno così: potrà quest’uomo salvare l’Europa? Forse abbiamo evitato il baratro, un momento prima siamo riusciti a fermarci. Ma ricostruire la politica, le identità culturali, l’Unione dei diritti, sono sfide ancora non raccolte da personalità e forze politiche.

Infine i sondaggi: il socialista Hollande viene dato in leggero vantaggio al primo turno, 29% contro il 27% di Sarkozy, secondo altri i due sono appaiati al 27%. Al secondo turno Hollande dovrebbe uscire vincitore. Ma certo alle loro spalle spuntano due figure che lasciano perplessi: Marine Le Pen e Jean-Luc Mélenchon, l’estrema destra e la sinistra radicale accreditati del 16 e 14%. I due certo non sono uguali, il neofascismo lepenista è fra le cose peggiori e più nefaste d’Europa. Eppure i partiti, le loro forme storiche, non sembrano avere ancora trovato la strada per ridare forza e speranza alle democrazie del vecchio continente.


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