La Mehari di Giancarlo Siani ritorna a Napoli dopo “il viaggio legale”

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Una iniziativa per ricordare Giancarlo Siani. A trentuno anni dalla sua morte ancora si parla del cronista del mattino ucciso dalla Camorra e lo si fa nel modo più bello e interessante: partendo dalla sua terra e grazie al ritorno in patria della sua amata Mehari verde. Dopo cinque mesi termina ‘Il viaggio legale con la Mehari di Giancarlo Siani’, la manifestazione itinerante organizzata da Cgil, Libera contro le mafie, Comitato iolotto, Fondazione Polis, Caracò e Cna Fita. Oggi la Méhari sosta presso il PAN- Palazzo delle Arti – a Napoli, in una sala dedicata  proprio al cronista ucciso. E’ tornata a casa.

Questa mattina si è tenuto proprio al Pan un incontro alla presenza di tanti ragazzi, organizzazioni, associazioni e istituzioni, per celebrare questo ritorno in patria attraverso la figura di Giancarlo Siani. La tavola rotonda, moderata e coordinata da Geppino Fiorenza, Presidente Comitato Scientifico Fondazione Po.li.s., è stata introdotta da un breve filmato sulle tappe che hanno caratterizzato il “viaggio legale” in Emilia Romagna della Mehari.

All’iniziativa hanno preso parte l’assessore regionale all’Istruzione Lucia Fortini, che ha preso spunto proprio dalla presenza in sala dei ragazzi per spiegare quanto loro siano in grado di immaginare una realtà diversa e  di come le istituzioni devono saper ascoltare  questi ragazzi; Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha invece parlato dalla sua esperienza di ex Magistrato in terra di Calabria. Ha parlato della figura e della storia di Falcone e Borsellino e di come insieme a Giancarlo Siani sono  seguite con interesse ed emozione dai ragazzi, sempre più sensibili a queste tematiche, nonostante molti di loro presenti in sala erano ancora piccoli quando Giancarlo Siani è stato ucciso. Era precario, giovane, amava il suo mestiere e lo interpretava come una missione.

Sono poi intervenuti in successione Walter Schiavella della Camera del Lavoro di Napoli, il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Luigi Giove (in rappresentanza dei promotori del progetto “Il viaggio legale”), il presidente del Coordinamento campano dei familiari delle vittime innocenti della criminalità Alfredo Avella e Giuseppe Massafra della segreteria nazionale della Cgil.

L’Incontro ha toccato anche e soprattutto il tema dei giornalisti minacciati e a tal proposito ha preso la parola il giornalista siciliano Paolo Borrometi, sotto scorta da tre anni per una inchiesta  che ha svelato la presenza dalla mafia a Scicli. Nel suo intervento ha ricordato anche il collega calabrese Michele Albanese, sotto scorta dopo minacce da parte della ‘ndragngeta e ora responsabile dei progetti legalità della FNSI. Ha spiegato quanto è difficile il mestiere del cronista perché ogni giorno ci si trova di fronte a ostacoli mentre  si fa il proprio lavoro.  Ha poi continuato su questo argomento il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Campania Ottavio Lucarelli,  che ha spiegato come iniziative in onore di Giancarlo Siani e contro il potere della criminalità organizzata si svolgono ormai in tutta Italia e sempre più spesso. Un segnale forte viene anche e soprattutto dalle scuole e dai ragazzi sempre più sensibili a questi temi.

La strada del giornalismo è piena di ostacoli e di problemi e su questo aspetto è intervenuto Giuseppe Giulietti,  Presidente della Fnsi, che ha spiegato come oggi il mestiere del giornalista è molto difficile a causa di tutte quelle querele temerarie che minano il lavoro del cronista. E’ importante che i giornalisti dicano e scrivano la verità perché solo in questo modo si può bloccare la criminalità organizzata. Giuseppe Giulietti ha anche ricordato di come quattro giornalisti minacciati- Michele Albanese, Paolo Borrometi, Federica Angeli e Amalia De Simone –  siano stati insigniti della carica di Cavaliere al Merito della Repubblica Italiana  da parte del Capo dello Stato. Un riconoscimento che ha molto valore e presa di coscienza in particolare sul fenomeno dei giornalisti minacciati.

A margine dell’incontro è  intervenuto il  direttore de “Il Mattino” Alessandro Barbano che ha spiegato come sia ancora difficile oggi e  più  di quando Giancarlo Siani ha cominciato a scrivere,  il mestiere del giornalista. Precariato e minacce che camminano di pari passo.

Ha concluso la mattinata di cultura e di giornalismo Paolo Siani, fratello di Giancarlo nonché Presidente della Fondazione Po.li.s., che ha spiegato come suo fratello voleva solo scrivere e fare il suo lavoro rivolgendosi ai ragazzi presenti in sala, perché Giancarlo ripeteva sempre  “Le persone per scegliere devono sapere, devono conoscere i fatti. E allora quello che un giornalista- giornalista dovrebbe fare è questo: informare”.


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