Rapport Rsf: Iraq e Siria i paesi più a rischio sulla libertà di informazione. Al terzo posto la Francia dopo la strage di Charlie Hebdo

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Centodieci. E’ il numero dei reporter uccisi nel 2015, secondo l’ultimo rapporto dell’organizzazione Reporter senza frontiere (RSF). Dei 110 uccisi, 67 sono stati eliminati mentre stavano svolgendo la loro professione mentre 43 hanno perso la vita in circostanze avvolte dal mistero. Nella conta risulta anche la perdita di 27 cosiddetti “citizen-journalists” (reporter non professionisti) e sette cameramen, fonici e tecnici. La principale minaccia viene dai cosidetti “gruppi non statuali” come i jihadisti dello Stato islamico.
I Paesi più a rischio sono ancora quelli gli stessi con alcun sorprese: Iraq (11 morti), Siria (10), e al terzo posto, purtroppo la Francia, new entry con le 8 vittime, uccise nell’attacco al settimanale satirico ‘Charlie Hebdo’ il 7 gennaio scorso. A seguire lo Yemen (10 morti) dove è in corso una guerra civile per procura tra suniiti sostenuti da Riad e ribelli sciiti Houthi appoggiati dall’Iran; Sud Sudan (7 vittime), India (9 morti), Messico, uno dei Paesi più pericolosi al mondo per chiunque, civili inclusi, dove i narcos controllano intere aree del Paese, (8 morti), Filippine (7) così come l’Honduras. Oltre a coloro che sono stati uccisi, è altissimo il numero di reporter rapiti e tenuti in ostaggio (54) ed ancora più alto quello di quelli in prigione per aver svolto il loro lavoro: 154. Tra i 54 rapiti, 26 sono tenuti in ostaggio in Siria, 13 in Yemen, 10 in Iraq e 5 in Libia.


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