Buon compleanno, Paolo

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Quando tutto immaginavo tranne che ti rapissero, ti dissi che forse sarei venuto a trovarti per il tuo compleanno lì nel Kurdistan iracheno dove ti eri trasferito. Parlavo del tuo 59esimo compleanno, non di questo 60esimo ormai alle porte. Ti eri trasferito lì in territorio curdo da quando eri stato espulso dalla Siria, e io seguitavo a chiederti perché il tuo cuore rimanesse lì, tra i siriani, benché tu mi dicessi che ogni paese è patria per un discepolo di Gesù. “Perché il vulcano siriano oltre a infangare l’uomo infangherà tutta questa regione, compresa Ninive, compreso il tuo Libano, se non ci svegliamo”. Era questa la tua risposta.

E oggi non posso dimenticare che pochi giorni prima, a maggio 2013, cioè un anno e mezzo fa, poco prima di essere sequestrato dai terroristi dello Stato Islamico, mi avevi detto che ” nessuno è veramente interessato ai cristiani orientali, perché se davvero lo fossimo davanti a questa occasione irripetibile della primavera araba, che chiede libertà e democrazia- una democrazia colorata di Islam come da noi è colorata di radici cristiane- ci saremmo attivati per aiutarla. Non è stato così e allora prima o poi non ci resterà che indire un’altra giornata della memoria.”

Il fatto, carissimo Paolo, è che senza lenti deformate o deformanti tu avevi visto che la Primavera nasceva da un’agenda laica e non violenta in un contesto islamico. In Siria poi nasceva guidata e incarnata da giovani donne. Gli opposti integralismi, panarabisti e panislamisti, figli di generali golpisti, di miliziani khomeinisti o di petromonarchi tanto miliardari quanto oscurantisti, si sarebbero impegnati in tutti i modi per combattere la Primavera da sponde opposte, le sponde di disegni egemonici incompatibili su tutto tranne che su un punto, distruggere la primavera laica, democratica, giovane.. “Cittadina” la definiva tu, cioè portatrice di un’istanza di cittadinanza che è l’unica capace di cambiare il Medio Oriente, non contro qualche comunità, ma con i giovani di tutte le comunità, che le vogliono preservare, non accettando più di viverle come caserme.

Oggi i folli disegni anti-umani degli opposti estremismi stritolano la Primavera, quella rivoluzione che Ziad Majed, grande intellettuale arabo e grande amico di un martire del cristianesimo orientale, Samir Kassir, ha definito “la rivoluzione orfana”. Orfana della nostra solidarietà, non certo dei suoi nemici giurati, petromonarchi e pasdaran, ma di un’attenzione che sostenesse la sua richiesta ineludibile e per definizione non-violenta: la cittadinanza, una cittadinanza condivisa per tutti, musulmani e cristiani, curdi e drusi, in un Medio Oriente i cui popoli non vogliono più né panarabismi né panislamismi, né tantomeno terrorismi.
Quelle popolazione vogliono tornare a essere fatte da individui portatori di una dignità come solo una democrazia può consentire, quella che tu chiamavi “una democrazia colorata d’Islam, come la nostra è colorata di radici di cristiane.”

E chi non si rassegna a questa realtà, si guardi intorno, guardi i monumenti, guardi le cupole senza le quali le nostre città non sarebbero tali. Eppure queste città così intrise di radici cristiane rimanendo tali , grazie a Dio, oggi non discriminano più, anche se tanto resta da fare per un vero multiculturalismo europeo. Lo stesso processo può avviarsi finalmente in Medio Oriente, un Medio Oriente che non discrimini più, come vorrebbero i suoi figli, i suoi giovani. E la Tunisia sta lì a dirci che senza l’intervento militare dei nemici esterni della Primavera questo esito è possibile, e sa vincere nelle urne.

Spero che subito dopo questo tuo compleanno ne torneremo a parlare, Paolo.

Fonte: “Il Mondo di Annibale”


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