Tavecchio e il permessivismo etico

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Se non è razzista è ignorante. Il signor Tavecchio, aspirante presidente della Federazione del Calcio nazionale, non può dire che molti di quelli che giocano al calcio qui da noi prima mangiavano banane, ignorando le conseguenze di tali affermazioni, su un mondo già pesantemente malato di razzismo. Oppure contava sul permissivismo etico usato da molti italiani verso politici come Calderoli, che hanno paragonato la ministra Kyenge ad un orango o a favore di un premier condannato per frode consapevole e assolto per prostituzione minorile inconsapevole, solo perché personaggi provvisti di un’adeguata notorietà.

Forse qualcuno che lo frequenta, dovrebbe informare il signor Tavecchio che la questione da lui sollevata non riguarda più solo il mondo sportivo, ma un concetto di pari dignità previsto dalla nostra Costituzione e da tutte le convenzioni internazionali. E se anche i politici chiudono un occhio su una “battuta infelice”, noi cittadini non siamo disposti a cedere su principi fondamentali come l’uguaglianza, su cui si fonda il reciproco rispetto e la dignità di una nazione.

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