Non c’ è nulla di precostituito nell’ inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi

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Caro Massimo Alberizzi, ho letto sul sito di articolo21 il tuo scritto sull’omicidio di Ilaria e Miran nel quale parli di tesi precostituite. Le tue ipotesi le hai espresse altre volte davanti alle varie Commissioni parlamentari che si sono occupate di questo omicidio e non ne sono sorpreso, non c’è nulla di scandaloso in quello che scrivi: sono tue legittime opinioni sull’ omicidio di una persona della quale eri amico e su una realtà somala che conosci bene. Tu lo sai che mi sono occupato da venti anni dell’omicidio di Ilaria e Miran. Ilaria era una mia collega al tg3 di cui ero amico come lo eri tu . Ho fatto l’inchiesta sulla sua morte senza idee precostituite partendo dalla sua ultima intervista nella quale Ilaria faceva domande al Bogor sul sequestro di una nave la Farah Omar che faceva parte di una flotta gestita dalla società Shifco. Si trattava di navi donate dal Dipartimento della Cooperazione del Ministero degli Esteri alla Somalia. Il fatto che Ilaria abbia fatto domande su quella nave e su quel sequestro non credo si possa confutare. Sai anche che esiste un rapporto delle Nazioni Unite che parla di coinvolgimento delle navi della Shifco in un traffico di armi, il rapporto è identificano con S/2003/223 e a pagina 20 viene citata la societa in questione. Non credo che tu possa pensare che questo rapporto del 2002 sia il prodotto delle nostre tesi precostituite anche perchè la rete di cui parla il rapporto coinvolge il trafficante di armi libanese Al Kassar di livello internazionale e con una storia ben più vasta delle noste limitate conoscenze. Sono partito nella mia inchiesta dal nome Schifco ed ho trovato un marinaio somalo in Italia che ha lavorato su quella nave ed ha raccontato sia a me che all’autorità giudiziaria di cointainer con la scritta «esplosivo, pericoloso» che lo ha convinto che si trattasse di container di munizioni ed armi. Ho anche intervistato lo stesso Bogor al quale Ilaria aveva fatto quelle domande sulle navi , e lui mi ha raccontato davanti alla telecamera la stessa storia che ho sentito dal marinaio somalo intervistato in Italia cioè che diversi marinai somali che hanno lavorato su quelle navi e raccontavano che facevano di traffici di armi. Mi ha raccontato che addirittura una persona gli offrì di acquistare armi che sarebbero state portate proprio da quelle navi italiane . Nel tuo articolo tu scrivi «Alcuni hanno confortato la tesi in cui credono fideisticamente, con testimonianze per le quali è stato pagato del denaro». Questa Massimo non è una tua opinione ma una accusa precisa. Ti invito ad essere più preciso. Se tu sai con certezza che qualche giornalista ha pagato per ottenere una intervista fai nomi e cognomi. Te lo dico perchè questa è una accusa infamante che viene messa in giro proprio per delegittimare i risultati faticosi che produce l’inchiesta giornalistica quando viene fatta seriamente. Sarebbe come se qualcuno scrivesse che Alberizzi  paga o viene pagato per scrivere i suoi articoli . A me è capitato due volte di trovarmi davanti a due persone che hanno fatto illazioni di questo genere. La prima volta è stato quando lo stesso Bogor intervistato da Ilaria è stato interrogato dl Pm Giuseppe Pititto all’ ambasciata italiana a Sanah nello Yemen. Io era presente nell’ ambasciata e lo era anche il capo della Shifco Mugne . Alla fine dell’interrogatorio il Bogor consegnò al Pm Pititto una lettera in una busta chiusa che volle dargli al di fuori dell interrogatorio. Seppi successivamente che in quella lettera lui insinuava che io gli avessi fatto capire che avrebbe potuto ottenere dei soldi parlando di quell’ argomento. Mi sono domandato perchè non lo avesse detto direttamente al magistrato. E la risposta è semplice , perchè se lo avesse detto avrei potuto querelarlo ed invece in questo modo poteva spargere veleno senza rischiare denunce. Ma perchè avrebbe dovuto spargere veleno?Perché   glielo aveva richiesto qualcuno della Schifco. Una seconda volta ci fu un marinaio italiano della Shifco che una prima volta mi parlò davanti alla telecamera di trasbordi di armi fatti al largo senza entrare nei porti e poi dichiarò che era stato pagato da me per fare quelle affermazioni. Fu chiamato come teste a testimoniare ma per tre volte non si presentò , infine fu trasportato in modo coatto nell’ aula del tribunale e alla domanda se ricevette mai soldi per le sue dichiarazioni raccontò che mi aveva visto muovere il dito indice ed il pollice uno contro l’altro ed aveva inteso che questo gesto significasse soldi . La sua testimonianza fu accolta dalle risa e lui fu condannato per diffamazione.
Massimo se hai accuse specifiche tirale fuori , se non le hai evita di entrare a far parte di quelli che spargono veleni. Non c’ è nulla di precostituito nell’ inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi. Ci sono chiari e forti sospetti. Capisco che osservando una trasmissione televisiva di più di due ore tu possa aver colto talvolta in alcuni momenti una involontaria forma di retorica più vicina alla litania religiosa che alla stringente sequenza di domande e dubbi di cui il lavoro d’inchiesta si nutre. Fai bene a rimanere fuori dal coro. Ho sempre pensato che il sale della conoscenza venga prodotto da chi sta fuori dal coro e non da chi ci si unisce, ma attento a non seminare veleni su testimonianze pagate e tesi precostituite. Ogni affermazione delle inchieste sul caso Alpi che ho prodotto è stata confutata e messa alla prova da accuse di diffamazione alle quali ho dovuto rispondere in tribunale , ho attraverso 7 processi in dibattimento e li ho tutti vinti. Quindi le tesi precostituite e le testimonianze pagate vai a raccontarle a qualcun altro. Farò comunque il possibile perchè il tuo articolo rimanga visibile e stimoli la discussione sulla metodologia utilizzate nelle tante inchieste sulla morte di ilaria e Miran e la distinzione tra notizie e retorica sia più netta.


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