Il silenzio degli innocenti

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Raccontare una guerra è pericoloso. Da qualunque parte la si veda è sempre pericoloso. Ma necessario. Il lavoro di reporter in zona di guerra è giustamente considerato un formidabile onere e anche, inutile negarlo, un grande onore. Avvicinarsi al centro della storia proprio mentre questa si sta svolgendo è una delle grandi esperienze del nostro lavoro. Ci vuole tatto, curiosità, sensibilità politica e antropologica. Sono tutte doti che il nostro collega Domenico Quirico (inviato de “la Stampa”) ha. E’ per questo che la sua missione nella Siria della guerra civile non va in nessun modo annoverata tra i gesti temerari di un cronista in cerca di emozioni forti. Il lavoro di Domenico è stato in questi anni la prova della sua serietà, modestia, l’abbiamo visto lavorare con lo spirito di chi sa di rendere un servizio pubblico, utile a tutti. E’ per questo che ci associamo agli appelli che provengono da altri colleghi, tra gli altri quello di Milena Gabanelli, nel chiedere che il governo attui ogni possibile misura necessaria al ritrovamento e al salvataggio di Domenico. Sento di esprimere un sentimento comune, non solo agli inviati di guerra, che lo conoscono e che hanno lavorato fianco a fianco in molte zone difficili ma a tutti i giornalisti e certamente ai suoi lettori. Per questo chiediamo ad alta voce: usiamo tutti gli strumenti necessari per riportarlo tra noi!


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