Si sa da tempo che per il governo Meloni la Carta Costituzionale è più un elenco di buoni propositi che il vincolo morale e politico su cui è stata costruita la Repubblica Democratica nata dalla lotta al nazifascismo; ma che un suo rappresentante, come il ministro delle difesa, potesse formalmente ignorare l’articolo 11 siamo o non siamo oltre i limiti di sopportazione? In una lunga intervista pubblicata contemporaneamente dal Corriere della Sera e dal Tempo, Crosetto non ha usato mezzi termini: “La guerra ibrida c’è già, reagire o si soccombe”. E per dare più peso alle sue azzardate parole tira per la giacca il Presidente Mattarella riportando la frase : ’Siamo su un crinale come nel 1914”. Nessuna precisazione del Capo dello Stato, mentre il ministro che ha giurato sulla Carta Costituzionale ha così proseguito: “Va avviata una riflessione seria. Lo farò presto nel Governo prima e poi con il Parlamento. Se non si reagisce si soccombe” Ed a scanso di equivoci sull’Italia da lui governata, pronta a reagire, un aereo militare italiano (o forse di più?) sta già presidiando i cieli polacchi. Poi, siccome sta percorrendo una strada pericolosa, ecco che si ricorda che il suo è uno Stato democratico e precisa: “Servono cornici normative e legali che consentano, se un attacco viene intercettato e individuato, di colpire con le stesse modalità di chi lo ha prodotto”. E credo che questa parte dell’intervista sia la più pericolosa perché lascia intendere che in qualche modo bisognerà trovare la strada per ignorare o comunque depotenziare l’articolo 11 che vincola l’Italia alla Pace. Poi, tralasciando del tutto il tema centrale di qualunque guerra che è dato dalle tragiche ricadute sulla parte dell’umanità eventualmente impegnata nel conflitto, con le possibili vittime e le catastrofi conseguenti, ecco che ricorre ad uno degli argomenti più indecenti utilizzati dai guerrafondai: la ricaduta economica del ferro e del fuoco. “La nostra linea è investite in maniera tale da avere ricadute sul Pil interno, usando la capacità produttiva italiana e utilizzare la tecnologia militare anche per far crescere quella che può trovare applicazioni civili”. Cosa risponderà, cosa farà l’opposizione per bloccare questa follia? Sarà finalmente l’ora per dire basta a queste farneticazioni che escludono qualunque possibilità di un ruolo diplomatico negoziale? Oppure diventa allettante l’idea, sempre più diffusa nell’Europa vassalla di Trump, che ci si può arricchire con la costruzione delle armi, con le morti e le devastazioni e le successive, conseguenti ricostruzioni? Leonardo cresce, così come la fabbrica di bombe RWM del sud Sardegna, completamente deindustrializzato, va verso un ampliamento: possibile che non si riesca a pensare ad altro? I penosi inutili viaggi nelle
aree più povere, come il Sulcis, dei ministri Urso e Calderone rimangono parate di rappresentanza senza nessuna reale ricaduta. Ci manca solo che al loro posto giunga Crosetto a raccontare quanto è bello e utile e ricco ampliare nelle zone del Paese abbandonate a se stesse fabbriche con stellette, carri armati, bazooka, mitra, droni che daranno lavoro. E quanta morte, desolazione, disperazione altrove?
