Giornalismo sotto attacco in Italia

Le sberle di Trump, le pavide risposte europee

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Carte in tavola. E sono carte devastanti, minacciose che dovrebbero creare indignazione ed allarme quelle messe in campo senza alcun infingimento da Donald Trump contro l’Europa e il suo futuro sociale e politico. Finora invece, per quanto riguarda i governanti italiani, sembra gli diano ragione affermando che, date quelle dichiarazioni, bisognerà provvedere da soli all’autodifesa. Come a dire, siccome ci lascia soli il grande protettore, armiamoci fino ai denti contro il nemico sempre più immaginario e costruito ad arte, Putin. Mentre il più putiniano di tutti è proprio Trump che non solo non sta facendo nulla per indurre il capo del Cremlino a fermare i devastanti bombardamenti su tutto il territorio ucraino, mentre sono in corso incontri e trattative, ma addirittura gli ha inviato il suo fedelissimo Witkoff per un accordo segreto, come svelato dai media statunitensi.

Nessuna risposta, invece, sulle parti più preoccupanti del cosiddetto ‘documento strategico sulla sicurezza nazionale’, quelle che negano la funzione positiva del multilateralismo, quelle che accusano l’Europa di eccessiva disponibilità verso l’immigrazione, tanto da arrivare a profetizzare che entro vent’anni la ‘civiltà europea non esisterà più’ proprio per colpa degli immigrati, quelle in cui si afferma che servono solo rapporti di forza individuali, come quello che deriverà dal ‘ripristinare la preminenza americana nell’emisfero occidentale e per proteggere il Paese’.

Basterebbe molto meno per  una risposta decisa. Invece ecco cosa ha dichiarato Kaja Kallas, la rappresentante dell’Unione Europea per la politica estera: ‘Certo, ci sono molte critiche, ma credo che alcune siano anche vere. Gli Stati Uniti sono ancora il nostro più grande alleato  (…) e per questo dovremmo restare uniti”. Alleato chi si sente il tuo padrone e vuole importi strategie politiche, militari, economiche? Se questa è la rappresentazione dell’Europa c’è  davvero il rischio che l’UE non conti più nulla, ma per le ragioni opposte di quelle indicate da Trump, quanto per un’inconfessabile dedizione al vassallaggio.

Non bastasse questa preoccupante deriva maniacalmente autoritaria che, ad esempio, non fa nulla per obbligare Netanyahu a rispettare la tregua su Gaza, facendo finta di sostenere un progetto dal quale prende le distanze un giorno sì e l’altro pure, pur di non contrastare in qualche modo il massacratore dei palestinesi, ecco che la parte fintamente non politica del mondo, gli fa da sponda in modo indecente. La FIFA, la federazione mondiale del calcio, gli ha attribuito il Premio per la Pace, alla prima istituzione. Difficile commentare senza scadere nella volgarità, ma questa scelta serve a capire ulteriormente su come si muove la massima guida dello sport che gestisce in tutto il mondo miliardi di dollari.

Si può sperare? Sì, se si avvereranno le previsioni ottimistiche indicate su Articolo 21 da Antonio Di Bella, altrimenti occorrerà una strategia politica e sociale che certo non deriveranno dall’ossessione guerresca che stiamo vivendo come mai prima dalla fine della seconda guerra mondiale.


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