Con oltre 1500 esecuzioni nel 2025, la Repubblica Islamica dell’Iran, ha registrato il numero più alto di esecuzioni negli ultimi tre decenni. Il 2025 si chiude con oltre 5000 persone in attesa dell’esecuzione, almeno 44 dei quali condannati a morte per ragioni politiche.
Nei giorni scorsi è stato impiccato Aghil Keshavarz, uno studente di architettura presso l’Università di Shahroud. Era stato arrestato per “aver filmato il quartier generale della Divisione di Fanteria di Urmia” e condannato a morte con l’accusa di spionaggio per conto di Israele.
Secondo le informazioni ottenute dall’Iran Human Rights, con base a Oslo, oltre allo spionaggio per Israele, Aghil Keshavarz è stato accusato anche di collaborare con l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo Iraniano (OMPI/MEK).
Aghil Keshavarz è il tredicesimo ad essere impiccato per presunto spionaggio a favore di Israele nel 2025, e l’undicesimo dalla guerra dei dodici giorni iniziata il 12 giugno tra Israele e Iran. Dal 30 aprile, la Repubblica Islamica ha giustiziato Mohsen Langarneshin, Pedram Madani, Esmail Fekri, Majid Mosayebi, Mohammad Amin Mahdavi Shayesteh, Edris Ali, Azad Shojaei, Rasoul Ahmad Rasoul, Rouzbeh Vadi, Babak Shahbazi, Bahram Choobi e Javad Naimi.
L’accusa di spionaggio a favore d’Israele è sempre più
frequente. Anche Narges Mohammadi, Premio Nobel per la Pace arrestata 11 dicembre assieme ad altre 40 persone, tra le quali la giornalista Alieh Motallebzadeh, durante la cerimonia funebre di Khosrow Alikordi, un avvocato difensore dei detenuti politici trovato morto nel suo studio a Mashad, è stata accusata di “spionaggio a favore d’Israele”. Reato per il quale è prevista la pena di morte.
Sono almeno 40 le donne impiccate nella Repubblica Islamica nell’anno ancora in corso.
