Il Tribunale di Napoli ha assolto quattro rifugiati dal Sudan e dal Ciad, accusati di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”, l’abusato articolo 12 del Testo Unico sull’Immigrazione.
Per dimostrare la loro innocenza sono serviti oltre 17 mesi di custodia cautelare, dopo l’arresto avvenuto allo sbarco nel porto di Napoli nel luglio 2024.
Durante il processo è emerso come i quattro abbiano agito in stato di necessità: erano stati detenuti in Sudan per essersi rifiutati di diventare soldati bambini, poi imprigionati e torturati in Libia. Sopravvissuti alla traversata del Mediterraneo, una volta arrivati in Italia hanno conosciuto solo il carcere di Poggioreale.
L’accusa di favoreggiamento – usata come grimaldello per criminalizzare l’immigrazione – oggi subisce una battuta di arresto.
In un Paese che ha trasformato la migrazione in terreno di propaganda politica criminalizzando migranti, rifugiati e chi salva vite in mare, questa assoluzione parla chiaro: gli oltre 1300 detenuti per questo reato sono il risultato di politiche repressive che colpiscono la libertà di movimento.
“Il riconoscimento dello “stato di necessità” segna un punto di svolta: superare l’uso distorto di questo reato e riaffermare il diritto delle persone a scegliere il proprio destino e a muoversi liberamente. – si legge in una nota di Mediterranea – Come Mediterranea siamo felici di aver dato il nostro contributo a questa battaglia per la giustizia e l’umanità. Il prossimo appuntamento per continuare la battaglia contro l’abuso dell’art. 12, sarà il 13 gennaio alla prossima udienza del processo di Ragusa che vede imputati i nostri compagni e compagne colpevoli di soccorso in mare”.
