Giornalismo sotto attacco in Italia

Gaza, la scuola e la Costituzione; che sta dalla parte di chi difende le persone e i diritti e non di chi difende le frontiere

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A Gaza sono  620.000 gli studenti e le studentesse senza una scuola, 11 le università bombardate, 432 gli edifici scolastici polverizzati.  Delle 65.000 persone uccise, secondo l’Unicef, 18.000 sono giovanissimi. Questo significa che l’esercito israeliano  ha di media ucciso 24 ragazzi al giorno, come se un’intera classe delle nostre scuole ogni giorno sparisse.

Di fronte a tutto questo le studentesse e gli studenti del Liceo «Fogazzaro» di Vicenza, in prossimità del Natale, non hanno voluto rintanarsi nelle loro tiepide case, hanno volto lo sguardo al dolore di Gaza, dove ancora si muore di freddo, di fame e non ci sono scuole e ospedali. Hanno voluto guardare l’inferno dei dannati della terra perché lì, in un quel lembo di terra ridotto a un cumulo di macerie, va in cenere anche la nostra umanità, divorata dall’indifferenza. Per questo, nella loro assemblea mensile, hanno pensato di ospitare la testimonianza di alcuni attivisti per i diritti umani e quella di una giovane donna palestinese.
E’ questa la «meglio gioventù» del nostro Paese: una riserva preziosa di umanità e civiltà che andrebbe protetta e incoraggiata di fronte al gelo dell’indifferenza che avanza e assidera le coscienze. Sono loro  quella parte sana e pulita dell’umanità che, da mesi, con tenacia, in tutto il mondo,  denuncia i crimini consumati dall’esercito israeliano ai danni di un popolo inerme.

Non la buttano in politica,  non sono mossi da opportunismo, non fanno propaganda, non sono interessati ai posizionamenti dei partiti. Si interrogano  sulle storture del mondo per comprenderle, analizzarle, denunciarle. Vogliono unire alla conoscenza del male la pietas che si deve  a chi ne è vittima. Eppure la dirigente del loro Liceo non ha autorizzato la loro assemblea. Alla base di questa decisione sconcertante ci sono le pressioni scomposte di alcuni politici che sostengono la maggioranza di governo, che hanno fatto leva sulla circolare del 7 novembre scorso con cui il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha chiesto alle scuole, in occasione di incontri pubblici (leggasi in occasione di eventi sulla Palestina)  di «assicurare il rispetto del pluralismo e  della libertà di opinione».    
Quale avrebbe dovuto essere la voce contraria da opporre a quella di una donna palestinese o a quella di attivisti non violenti che lottano per il ripristino del diritto internazionale contro la barbarie della violenza? Forse quella di un portavoce dell’IDF o del ministro israeliano Itamar Ben-Gvir, accusato di crimini contro l’umanità dalla Corte penale internazionale?
La verità è che si invocano gli alti ideali della liberà di opinione e  del pluralismo democratico per mascherare una preoccupante pulsione censoria sui dirigenti scolastici, i docenti e gli studenti.

E’ la scuola  tutta, quale luogo di libera produzione di idee e formazione di una cittadinanza consapevole,  che è sotto attacco dall’inizio dell’anno scolastico. Da mesi, ormai, un inquietante clima di intimidazione, sorveglianza e sospetto mette a rischio la libertà di insegnamento  dei docenti, l’autonomia  delle istituzioni scolastiche e ora il diritto degli studenti di approfondire temi di attualità e valori costituzionali quali la difesa della dignità dei popoli, della pace e dei diritti umani.
 «Poveri comunisti» per il Ministro dell’Università e nemici delle libertà democratiche per il Ministro dell’Istruzione: è questo il giudizio che i nostri governanti danno dei nostri studenti? Sarebbe capace il Ministro Valditara  di guardarli negli occhi quegli studenti e quelle studentesse e dire loro che sono vittime di indottrinamento ideologico o faziosi antidemocratici, quando i potenti della terra, nell’impunità e con la complicità di molti, conducono il mondo nell’abisso dell’odio?

Sarebbe in grado di spiegare loro che voler conoscere quel che accade a Gaza e magari denunciare le ingiustizie subite da un popolo è un’offesa al pluralismo democratico? Come farebbe a incrociare gli occhi limpidi e puliti di quei ragazze e di quelle ragazze che ci ricordano che la sofferenza di un popolo ci riguarda, riguarda tutti al di là di ogni colore politico?

I nostri ministri dovrebbero comprendere l’angoscia che invade i nostri giovani per il loro futuro e per le sorti del mondo che dovranno abitare. Dovrebbero anche comprendere la loro rabbia nel vedere che i loro coetanei, sull’altra sponda del Mediterraneo, sono straziati, affamati, traumatizzati in modo irreversibile, privati del diritto all’istruzione.  Aiutare i giovani a comprendere quel che accade, al di là di ogni militanza politica e di parte, li aiuta a non subire gli eventi.

Che futuro possiamo dare ai nostri giovani se li facciamo crescere in un mondo alla rovescia in cui chi difende i diritti di un popolo offeso va censurato e  criminalizzato e chi ha sostenuto che Mussolini è stato il più grande politico del Novecento diventa Presidente del Consiglio?

Gli studenti del Liceo «Fogazzaro»  non sono una fazione fanatica da censurare ma i custodi coraggiosi della Costituzione repubblicana.   Sono loro i veri “patrioti”, dal momento che la patria, per la nostra Costituzione, non è un suolo da difendere, ma la casa dei diritti e della dignità di ogni essere umano.  Come tanti loro colleghi, tutti i 27 gennaio, nelle nostre scuole, celebrano il «Giorno della Memoria», per ricordare a tutti che al di sopra della nazione, dell’etnia, dell’appartenenza a credi religiosi diversi, al di sopra dei confini stessi, sta un’unica umanità affratellata nella pace. Per la scuola della Costituzione, infatti, non vale lo slogan “prima gli Italiani”. Un bambino palestinese non vale meno di un bambino europeo. Una donna  e madre palestinese non vale meno di una donna e madre cristiana.

Quanto accaduto a Vicenza, dopo tanti altri episodi simili, svela l’intento vero di questa bizzarra “par condicio” che il Ministro Valditara vorrebbe per la scuola:  ridurla a un talk show in cui la “verità” è la somma di parzialità tutte egualmente lecite e in cui vince il più forte; un talk show  in cui tutte le “libere opinioni” sono lecite senza orientare le giovani generazioni ai valori costituzionali  perché sarebbe “indottrinamento”.

Ma la scuola non è un talk show. E’ un luogo di riflessione e studio che si muove sulla base di due saldi pilastri: la Costituzione, che ci consente di  sottrarre il giusto e l’ingiusto al dominio fintamente democratico dell’opinabile, e la verità storica che delegittima qualsiasi forma di opinione revisionista.   L’idea che a scuola debba esserci il contraddittorio, come in televisione, è semplicemente ridicola. La scuola pubblica deve essere imparziale rispetto alla competizione partitica, non neutra rispetto ai valori costituzionali.
Qualcuno non si rassegna all’idea che la nostra Costituzione è “di parte”, non nel senso che sia espressione di un orientamento politico ma nel senso che traccia un confine netto tra civiltà e barbarie, nel senso che è per la dignità dei popoli oppressi e non per la violenza dei Governi che si macchiano di crimini contro l’umanità; sta dalla parte di chi difende le persone e i diritti e non di chi difende le frontiere.


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