Giornalismo sotto attacco in Italia

Querele temerarie, domani ultima udienza per la querela a Marilú Mastrogiovanni

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Il prossimo 5 novembre 2025 presso il Tribunale di Lecce, si celebrerà l’ultima udienza di un procedimento giudiziario in piedi da quasi dieci anni nei confronti della giornalista Marilù Mastrogiovanni, da anni bersaglio di decine di querele temerarie e azioni intimidatorie per le sue inchieste coraggiose su temi di interesse pubblico.

Il caso Mastrogiovanni è ormai divenuto simbolo dell’abuso dello strumento giudiziario per limitare la libertà di stampa. Un fenomeno che mina il diritto dei cittadini a essere informati e che colpisce in particolare chi lavora nei territori più difficili, spesso in solitudine e senza tutele adeguate.

Già in passato la collega è stata assolta da accuse di diffamazione per aver raccontato vicende di interesse pubblico riguardanti le attività di un clan emergente della sacra corona unita, con il riconoscimento da parte dei giudici della correttezza e dell’interesse sociale del suo lavoro giornalistico.

Tuttavia, il protrarsi delle cause a suo carico è esso stesso parte del meccanismo intimidatorio che mira a fiaccare la libertà di informazione.

Negli ultimi mesi, anche Sigfrido Ranucci, conduttore di Report e figura di riferimento del giornalismo investigativo, ha rilanciato con forza la richiesta di un intervento legislativo urgente per limitare gli abusi delle querele temerarie. “Non possiamo più tollerare che lo strumento giudiziario venga usato come bavaglio – ha ricordato Ranucci – serve una legge che tuteli i cronisti e scoraggi chi querela per intimidire.”

Un appello che FNSI condivide pienamente, nella convinzione che una riforma efficace anti-querele temerarie sia ormai indispensabile per proteggere il diritto di cronaca e la democrazia stessa.

In moltissimi casi, infatti, le querele non hanno una reale finalità di tutela della reputazione, ma vengono usate come strumenti di pressione e logoramento del giornalista.

Pur nel pieno rispetto dell’autonomia della magistratura, FNSI ribadisce la necessità di una riforma della normativa per fermare l’abuso delle cause civili e penali per diffamazione; di garantire maggiore tutela legale ed economica per i giornalisti colpiti da querele intimidatorie; un intervento del Parlamento per impedire l’uso strumentale delle querele e garantire la libertà di stampa come bene costituzionale primario; rafforzare un’alleanza civile e professionale, sul modello della “scorta mediatica” per dare voce ai cronisti sotto attacco.

Il prossimo 5 novembre il processo, che ha incluso due procedimenti poi unificati, derivanti da altrettante querele, sarà celebrato dinanzi alla giudice del Tribunale di Lecce, Elena Coppola

FNSI e Associazione della Stampa di Puglia saranno presenti all’udienza del 5 novembre a Lecce, testimoniando vicinanza concreta alla collega e vigilanza costante del mondo dell’informazione nazionale e locale.

Alla collega Marilù Mastrogiovanni, difesa dall’avv. Roberto Eustachio Sisto della studio FPS di Bari, va il nostro sostegno più convinto: difendere lei significa difendere il diritto di tutti e tutte a conoscere la verità.


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