Giornalismo sotto attacco in Italia

Mary che parla con la lingua dei segni, storia di una giornalista speciale

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“Ho chiuso un conto in sospeso con il passato”. È tutto racchiuso in questa frase il sogno possibile di Mary Tota, pugliese, la prima giornalista professionista laureata in LIS/LISt.

Un traguardo storico non solo per lei e i compagni di corso, primi laureati in Italia in Comunicazione e Interpretariato LIS (Lingua dei Segni Italiana) e LISt (Lingua dei Segni Italiana Tattile), ma anche per La Sapienza di Roma, che scrive una nuova pagina e apre orizzonti di speranza in chi da anni lotta per l’inclusione vera.

Ci sono traguardi che non si misurano con un voto o una pergamena. Ci sono lauree che sono cicatrici guarite, battaglie vinte, sogni lasciati in sospeso e poi, finalmente, realizzati. La storia di Mary, volto e penna noti del panorama giornalistico, è una di queste.

Si è seduta tra i banchi con uno scopo preciso, non un titolo in più da aggiungere al curriculum, ma una missione personale e civile: capire, studiare, parlare davvero a chi per troppo tempo è stato escluso da quel “diritto all’informazione” che la nostra Costituzione difende, ma che spesso la realtà smentisce.

Nel giorno della proclamazione, le sue parole affidate a un post sui social sono il ritratto più autentico della sua storia: “L’obiettivo era solido. Avevo un conto in sospeso con il passato. Volevo arrivare lì, con la tesi sul ‘Diritto all’informazione delle persone sorde’. Perché il mio lavoro ha una grande, enorme, pecca: ha la presunzione di parlare a tutti, ma esclude ancora tanti. Esclude i sordi. Chi fa informazione – aggiunge– è sempre pronto a gridare alla censura se viene messo a tacere, ma raramente si ferma a riflettere sul fatto che molti non riescono ad ascoltare, a leggere, a comprendere quei contenuti che dovrebbero essere di tutti”.

La sua tesi, dedicata proprio al diritto all’informazione per la comunità sorda, è più di un elaborato accademico. È una denuncia, un appello, una richiesta di giustizia. Un invito diretto all’Ordine dei Giornalisti, citato espressamente nel lavoro, a prendere finalmente posizione sul tema dell’accessibilità totale.

Perché l’informazione italiana non è per tutti. “E se non è la categoria dei giornalisti a difendere quel diritto costituzionale che la mantiene in vita, difficilmente potrà farlo qualcun altro. Io, finché potrò, continuerò a ripeterlo.”

La voce della collega, da anni impegnata a svolgere servizio di clown terapia, senza necessità di spingere sui decibel, arriva dritta, come una freccia nel cuore di una professione che ha il dovere di essere per tutti. La sua scelta di iscriversi a quel corso e affrontare un percorso complesso e totalmente nuovo per l’università italiana non è stata solo coraggio, ma testimonianza.

Una storia personale che diventa di molti e si inserisce in un evento collettivo che ha segnato un vero spartiacque. Nell’aula di Archeologia della Facoltà di Lettere e Filosofia della Sapienza, sono stati proclamati i primi sei laureati del corso istituito nel 2022-2023..

Un traguardo reso possibile da un fondamentale passo avanti nella legislazione italiana: il 19 maggio 2021, con l’approvazione dell’art. 34-ter del Decreto Sostegni, la Repubblica ha ufficialmente riconosciuto, promosso e tutelato la Lingua dei Segni Italiana e la sua variante tattile, impiegata dalle persone sordo-cieche. Con essa, ha riconosciuto le figure degli interpreti LIS e LISt come professionisti indispensabili nella comunicazione inclusiva.

Conoscenza delle lingue, teorie della traduzione, ma anche legislazione sulla disabilità, psicopedagogia, linguistica, antropologia: il corso fonde saperi umanistici e strumenti professionali per preparare chi, in futuro, sarà il ponte tra mondi spesso separati dal muro dell’incomprensione.

 

Oggi c’è una voce, limpida, consapevole, appassionata di chi ha scelto di non voltarsi dall’altra parte. Di chi ha capito che il sapere, quando è usato per includere, è uno degli atti più rivoluzionari che esistano.


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