Le mani in alto, in segno di resa, di quelle mani impegnate solo per portare solidarietà umana e materiale ai palestinesi superstiti. In contrapposizione a quell’immagine emblematica la volgarità delle parole, diverse nella forma ma identiche nella sostanza, utilizzate dalla premier e da uno dei suoi principali cantori, Brno Vespa, per attaccare i volontari della Flotilla.
“A voi non ve ne fotte niente di Gaza”, ha urlato il trombettiere di Porta a Porta contro Tony La Picirella, il portavoce degli equipaggi delle oltre 50 barche di 40 Paesi del mondo in rotta verso Gaza.
Alla Flotilla interessa più andare contro il mio governo che realmente aiutare Gaza, è stata la versione data da Giorgia Meloni che non perde mai un’occasione – trionfante o lamentosa – per farsi propaganda. Intanto lì, in mare, i volontari le cui uniche armi sono costituite da derrate alimentari, disponibilità, sacrificio, coraggio, sono costretti ad alzare le mani inermi contro le armi da guerra di un esercito impegnato in una delle operazioni più vergognose e illegali. Sì illegali sotto ogni profilo, in particolare in violazione del diritto internazionale. Non solo perché le acque territoriali di Gaza sono palestinesi e non israeliane, ma anche per aver tradito in tutti i modi la legge del mare che si muove in collaborazione e sostegno, non contro chi opera per aiutare gli altri. Possibile che ci si debba rassegnare a vedere vincere il potere del più forte, contro tutte le convenzioni internazionali? Ed è possibile che, mentre decine di migliaia di cittadini italiani scendono in piazza per sostenere la solidarietà contro il sopruso, i governanti italiani – in particolare i ministri della difesa, degli esteri, delle infrastrutture e la stessa premier – si adeguano senza batter ciglio a tutti gli insulti all’umanità perpetrati da Netanyahu e dal suo governo, con il genocidio, i bombardamenti degli ospedali, la devastazione di Gaza, il rifiuto dei due Stati sostenendone l’azione come se fosse giusta e legale? Immediata la risposta dei cittadini democratici. Da Milano a Roma, fino a Genova, che è stata la prima città, due mesi fa, ad avvertire che avrebbe trovato il modo per rispondere al blocco della Flotilla. In particolare con i lucidi, possenti interventi della sindaca Silvia Salis e dei portuali. Ed oggi, in tantissimi presidi ospedalieri italiani (in Sardegna saranno una decina) ci saranno flash mob per sottolineare la tragedia umanitaria che sta colpendo Gaza. Sempre più netto il contrasto tra volontà popolare e istituzioni, in particolare sulla questione palestinese? Come saranno accolti i volontari della Flotilla una volta che saranno espulsi dalle autorità israeliane. Saranno ricevuti con tutti gli onori, come un qualunque campione dello sport, o il giusto riconoscimento lo riceveranno solo dalle piazze? Qualcuno andrà ad accoglierli o saranno trattati come semiclandestini da rinchiudere nei Centri di Raccolta o nelle caserme?
