Alla vigilia del voto decisivo del Senato sulla ‘soluzione finale’ per i ‘nemici’ della magistratura condannati alla ‘separazione delle carriere’ e ad una drastica riduzione di autonomia, sono scesi in campo, per dare ulteriore tormento alla presidente del Consiglio, i magistrati contabili della Corte dei Conti: negato il nulla osta ai lavori di costruzione del Ponte sullo Stretto: un macigno sull’instancabile opera di propaganda tanto cara a lei e al suo alleato Salvini.
‘Invasione di campo’; ‘La magistratura non può fermare la politica’ e via così. Ennesima dimostrazione di come la maggioranza che governa il Paese non intenda accettare controlli, pretendendo di operare in piena impunità. Fra trenta giorni si conosceranno le motivazioni del durissimo provvedimento preso dalla Corte dei Conti e si capirà meglio come e perché il fantasmagorico progetto di Ponte non ha superato questo importantissimo esame.
‘Nemici’, questi della Corte dei Conti, che si aggiungono ai milioni di italiani scesi in piazza contro le scelte economiche e sociali del governo di destra, ai Landini, alle Schlein, accusata di delirare quando in Europa ha lanciato l’allarme contro le restrizioni degli spazi di democrazia.
Carissimo amico, al contrario, uno dei più fieri nemici dell’Unione Europea alla cui costruzione l’Italia ha dato fin dalle origini un contributo fondamentale. Orban, ricevuto con tutti gli onori pubblici e che ha dedicato un incontro privato a Salvini, ha potuto impunemente attaccare anche alcune delle più importanti esperienze giornalistiche italiane come ‘Report’ e ‘Repubblica’.
Orban, che la prossima settimana sarà ricevuto alla Casa Bianca, si dichiara continuamente amico e alleato di Putin, contro il quale le autorità europee hanno lanciato una preventiva guerra santa, facendo armare fino ai denti la Germania e costringendo tutti gli altri, Italia compresa, a destinare agli armamenti miliardi che così vengono sottratti a interventi essenziali per uno Stato democratico, come per l’Italia sancisce la Costituzione: sanità, welfare, scuole, lotta alla povertà.
Inventato un nemico ipotetico, i veri nemici sono diventati i malati che non sono più in grado di curarsi, le pensioni con la miseria dei venti euro, il numero crescente di persone alle soglie della sopravvivenza, i lavoratori precari e sempre più precarizzati.
Ma siccome non bastava inventare un grande paura internazionale, perché non costruirne altre interne, per motivare misure di sicurezza sempre più severe, dal divieto delle manifestazioni pubbliche, all’impunità delle forze dell’ordine, alle durissime cariche contro gli studenti che ora vengono anche mostrate senza remore nei sevizi televisivi. Alimentare la paura per giustificare progressive riduzioni degli spazi di affermazione di libertà e democrazia.
Pian piano nei fatti, senza nascondere nulla nelle parole, la Meloni porta avanti la sua idea di potere incontrollato e incontrollabile. Ci riuscirà? Un secolo fa il suo generatore politico, ottenuto il potere assoluto, seppe solo portare il Paese al disastro dell’alleanza con Hitler e alla sciagura della guerra. La sua erede, che percorre una strada simile, alleandosi con gli esponenti più antidemocratici, da Trump a Orban, forse non ci porterà alla guerra, speriamo, ma il rischio reale è una catastrofe sociale da cui si salveranno solo i ricchi.
Una prima prova per tentare di fermarla sarà il referendum sulla magistratura. Occorrerà un impegno massimo perché si riaffermi uno dei principi fondamentali della democrazia italiana sanciti dalla Costituzione: la separazione dei poteri, in funzione di indispensabili controlli incrociati.
