“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” canta Antonello Venditti.
E così la destra di governo rilancia la sempre cara teoria della strategia della tensione seppur in formato 2.0, tanto per essere aggiornati ai tempi. In un recente passato ci ha riprovato incautamente riesumando la pista del terrorismo palestinese per la strage alla stazione ferroviaria di Bologna: giusto il tempo di qualche balbettante e inconcludente dichiarazione prima che le sentenze dei tribunali e le parole del presidente Mattarella sulla matrice fascista dell’attentato seppellissero colpevoli vaniloqui.
L’influente politico e ideologo Pino Rauti amava ricordare ai camerati che:” Le radici profonde non gelano”, un saldo ancoraggio al passato che ancora oggi illumina il cammino di tanti suoi seguaci. Ecco dunque tornare in soccorso il vecchio aforisma attribuito a Joseph Goebbeles, ministro della propaganda del III Reich, secondo cui: “Una bugia ripetuta mille volte diventa verità”.
Una suggestione che ha animato Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, maitre à penser della comunicazione meloniana. Come rivelato da “la Repubblica”, dal suo ufficio è partito un documento ad uso interno (ovvero per i parlamentari di Fratelli d’Italia) con l’indicazione di sfruttare l’omicidio di Charlie Kirk per attaccare la sinistra (negli Usa come in Italia). Pronto esecutore della partitura elaborata da Palazzo Chigi si è rivelato il ministro Luca Ciriani che ha evocato un clima d’odio come negli anni di piombo, Brigate Rosse comprese. Poi il centrodestra compatto ha esondato: il ministro Crosetto parla di terrorismo verbale quasi un prodromo a conseguenze violente e via straparlando. La presidente del Consiglio in persona ha provveduto a ricordare in un video-messaggio a riconfermare che la sinistra è la fonte di ogni violenza. E l’attacco di Forza Nuova alla Cgil? E la macchina propagandistica della Lega che sparge odio a piene mani? Tutto dimenticato.
Il clima che viviamo non è dei migliori. Ogni minuto rischiamo la guerra mondiale, stretti tra due conflitti che nessuno riesce a fermare. Putin prigioniero del suo aggressivo sogno imperiale, Netanyahu con l’imbarazzo della scelta se affrontare il processo in patria o sottomettersi a quello della Corte Penale internazionale (intanto si prepara alla soluzione finale a Gaza), Trump sotto scacco per gli indicibili incontri da Epstein. Senza dimenticare la minacciosa crescita della destra con i centomila in piazza a Londra contro gli immigrati o il clamoroso risultato elettorale dei neonazisti tedeschi che hanno triplicato i voti nelle comunali nell’area del nord Reno. Certo, in questo quadro non ci meravigliamo del tentativo di santificazione di Kirk, un “giovane coraggioso” secondo Meloni magari solo un po’ vivace nell’uso di un linguaggio violento contro avversari e quelli che lui considerava “diversi”. In fondo successe altrettanto quando si alzò un coro di preghiere perché all’unto del Signore Silvio Berlusconi fosse evitato l’onta del tribunale.
Oggi questi richiami agli anni di piombo, alle Brigate Rosse (ma le stragi di piazza Fontana, Brescia, Italicus, etc. non hanno lasciato tracce nella memoria di questa destra?) sono l’ennesima arma di distrazione di massa per sviare l’attenzione da una crisi economica che ci sta portano negli abissi, una crisi istituzionale che punta al premierato di “una donna sola al comando”, una libertà di stampa che preoccupa anche l’Europa. La destra è impegnata a diffondere una spessa coltre di fumo intorno ai propri fallimenti anche per cercare di dribblare sorprese in alcuni imminenti appuntamenti elettorali regionali. Il tentativo è di criminalizzare le opinioni contrarie indicando come violenti e sovversivi quanti dissentono con la speranza di silenziarli. Il metodo è antico. In fondo c’è già chi accomuna i giornalisti ai terroristi, con licenza di uccidere.
