Ne parla tutto il mondo, sono scandalizzati i principali critici musicali , non sono italiani.
Ci riferiamo alla nomina di Beatrice Venezi al teatro La Fenice di Venezia.
Sono riusciti persino a far insorgere gli orchestrali che, ovviamente, non sono tutte e tutti “comunisti”; per usare una espressione cara alla presidente Meloni, grande sponsor della signora Venezi.
Più semplicemente orchestrali, critici, una grande quantità di abbonati ha ritenuto questa scelta un atto di prepotenza, svincolato da qualsiasi valutazione di merito.
Trattano La Fenice come hanno già trattato la Rai e non solo, seguendo la logica del dominio, della occupazione brutale, di quella che chiamano riscrittura della storia e ricerca della egemonia.
In realtà la egemonia, per citare Gramsci é il risultato di una complessa elaborazione, frutto di decenni di lavoro e di valorizzazione delle migliori competenze che, anche per questo, si sentono attratte da un progetto fondato sulla esaltazione delle competenze e non sullo “spirito selvaggio” di chi ha solo sete e fame di qualche poltrona.
La reazione in atto a Venezia non ê un gesto di ribellione politica, ma l’opposizione ad una scelta sentita come inadeguata, beffarda, offensiva delle dignità professionali.
Per questo Articolo 21, a partire dal suo presidio veneziano e veneto, condivide le ragioni della protesta, sottoscrive simbolicamente il documento e si mette a disposizione di tutte le forme di lotta che saranno decise dagli orchestrali della Fenice e dalle associazioni civili, culturali, professionali veneziane.
Forse chi ha scelto la direttrice ha solo commesso un grossolano errore pensando che il suo cognome fosse un requisito professionale adeguato al nome della città.
