“Terrorismo di stato. Non usa altre parole il ministro degli esteri del Qatar per definire le bombe di Israele contro la leadership di Hamas ospitata a Doha, sede delle trattative per porre fine alla guerra a Gaza. Bombe contro bersagli mirati, lanciate sul territorio di uno stato sovrano per far fuori quelli che Israele considera i suoi nemici, in spregio a qualunque regola del diritto internazionale. E’ già successo contro l’Iran, la Siria, il Libano, lo Yemen. Ovunque ci sia un nemico da colpire Israele bombarda, incurante che l’attacco avvenga in uno stato sovrano e colpisca anche civili. Torna alla mente la distruzione dei palazzi sventrati dalla potente bomba lanciata su un quartiere di Beirut per far fuori Nasrallah, il leader Hezbollah. C’è da augurarsi di non trovarsi mai nei paraggi di qualche nemico dello stato ebraico, perchè Netanyahu è pronto a colpire ovunque, consapevole di agire nella totale impunità. Sinora nessuno lo ha sanzionato, nessuno lo ha fermato. Dopo le bombe su Doha di ieri è partito il solito coro di proteste, perchè l’attacco ha sorpreso tutti. Una linea rossa superata. Nessuno si aspettava che il sanguinario capo di Israele bombardasse la sede dei negoziati di Gaza. Hamas era riunito per decidere sulla nuova proposta di pace presentata dagli Stati Uniti. Nessuno si aspettava che la scelta israeliana fosse quella di far fuori proprio i negoziatori della parte avversaria. Ancora non è chiaro se siano sopravvissuti. Se davvero si cerca la pace e si vuole la liberazione degli ostaggi ancora in vita, non si sa per quanto, non dovrebbero succedere azioni simili. Netanyahu è ormai evidente che non vuole la pace, ma una guerra permanente che garantisca la sua sopravvivenza. Nessun leader saggio si comporterebbe come lui, distruggendo la reputazione del suo paese e mettendo a rischio la sicurezza del suo popolo. Azioni simili non portano sicurezza, ma altra violenza. Hamas ha dimostrato in questi 23 mesi di risorgere ogni volta. La strategia di Netanyahu di distruzione di Gaza con l’uccisione di 64 mila civili, l’assedio alla popolazione della Striscia, lasciata senza cibo acqua e medicine, genera odio. Nessun leader saggio del resto si comporterebbe come Trump che sogna la Riviera per ricchi al posto delle macerie di Gaza, senza pensare che la deportazione dei palestinesi scatenerebbe altro terrorismo e renderebbe quella enclave miliardaria un facile obiettivo. Trump era stato avvertito poco prima dell’attacco che ha definito banalmente un incidente sfortunato. Non è stato un incidente, sappiamo tutti che si è trattato di un attacco mirato, studiato nel dettaglio. Trump è d’accordo con Netanyahu, gli chiede solo di fare in fretta. Colpisce l’inerzia dei paesi arabi ai quali Trump chiede di firmare gli accordi di Abramo con Israele, nonostante le umiliazioni che Israele infligge loro ogni giorno. Ieri si sono schierati al fianco del Qatar che è il principale alleato degli Stati Uniti in medio Oriente ed ospita la più grande base americana nel deserto di Doha. Dopo questa linea rossa superata da Israele che ha colpito proprio il luogo della trattativa di pace, i paesi arabi troveranno un po’ di dignità oltre i piccati comunicati di condanna? L’Europa riuscirà a imporre quelle sanzioni a Israele che sinora ha rinviato?
