Un saggio narrativo che, con una prosa ineccepibile, racconta l’abisso degli Stati del Sud attraverso uno dei crimini razziali più sconvolgenti e oscuri del Delta.
Il 28 agosto 1955, fuori dalla cittadina di Drew, Mississippi, un atto di violenza inaudita scosse le fondamenta di una nazione. Emmett Till, un ragazzino nero di appena 14 anni, venne rapito, torturato e ucciso da un gruppo di bianchi. Il suo corpo, ripescato dal fiume, era legato con filo spinato alla ventola di una sgranatrice di cotone: una punizione brutale per aver osato guardare e fischiare a una donna bianca. A quasi 70 anni di distanza, Wright Thompson, un bianco ‘figlio del Delta’ nonché uno tra i più importanti giornalisti americani, è tornato in quei luoghi per ricostruire un crimine che, nonostante la scioccante evidenza, vide i responsabili assolti da una giuria che condivideva la stessa ideologia suprematista.
Tra i campi di cotone e il silenzio dei fienili, il libro di Thompson che fa dell’ambientazione il suo vero punto di forza – il Delta non è solo un luogo geografico ma un vero e proprio ‘ecosistema morale’ – non è una semplice ricostruzione storica, ma un viaggio intimo e profondo nella geografia, nella storia e nella cultura di una regione che ha dato i natali al blues e al Ku Klux Klan.
Con una scrittura potente, l’autore si immerge nelle vicende familiari, nei ricordi e nei racconti di umiliazione e riscatto di un territorio segnato dal declino dell’economia del cotone e dalla profonda povertà. Un territorio fuori dal tempo segnato dalla violenza in cui una popolazione bianca ormai impotente cercò con la forza di imporre un’ideologia di segregazione razziale a quel punto in rovina. Il linciaggio di Till si rivela non un atto isolato di barbarie, ma il disperato e ultimo tentativo di difendere un modo di vivere che si stava sgretolando – vale la pena ricordare che quello fu un periodo cruciale per l’affermarsi del Movimento per i diritti civili negli Stati Uniti – svelanddo a tutti i peccati del Delta abbandonato.
“Niente uccide come l’America”, edito in Italia da Mondadori nella collana Strade Blu (432pp., 22 Euro) per la brillante traduzione di Silvia Albesano, riporta alla luce uno degli omicidi più infami nella storia degli Stati Uniti, un crimine efferato diventato simbolo delle ingiustizie razziali. L’opera di Thompson, oggetto di unanime plauso da parte di pubblico e critica, è un libro che affronta temi cruciali anche per questo momento storico così oscurantista della storia degli USA: il razzismo sistemico, l’oblio istituzionale, il coraggio civile e la costruzione della memoria. Con uno stile narrativo a tratti molto denso, carico di angoscia e al contempo poetico e cesellato ad arte, “Niente uccide come l’America” è una testimonianza di come, a volte, la verità alberghi nelle storie sottaciute, nel silenzio e nelle cicatrici di un passato mai veramente superato.
