Giornalismo sotto attacco in Italia

Decessi in carcere: già 148 morti nel 2025 e il Garante minimizza l’allarme

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Che il Ministro della Giustizia butti acqua sul fuoco sul numero di decessi avvenuti in carcere nel 2025 è già inaccettabile, considerato che parliamo di 148 morti nei primi 222 giorni dell’anno, cioè un morto ogni giorno e mezzo. Ma che a spalleggiare questa posizione sia l’Autorità garante dei diritti delle persone private della libertà, cioè l’istituzione nata per vigilare sul rispetto dei diritti dei detenuti è davvero intollerabile. La corsa del Collegio del Garante nazionale a riallinearsi con la posizione del Ministero che nega ci sia un allarme e parla solo di un dato “sconfortante” sarebbe imbarazzante se non fosse drammaticamente grave.

I fatti sono noti. Il Garante nazionale pubblica l’aggiornamento dei dati sui decessi in carcere – 148 tra suicidi (48), morti per “cause naturali” (69), per cause da accertare (30) e per cause accidentali (1) – e i media li riprendono riportando l’allarme del Garante per la situazione. Arriva la smentita di Via Arenula: «Nessun allarme come paventato stamane dal Garante. Il dato numerico, certamente sconfortante, registrato nei primi 8 mesi di quest’anno è sotto la media nazionale dell’ultimo triennio». Il messaggio è chiaro e il Garante si affretta a correggere il tiro: smentisce l’allarme, e «in linea con quanto rilevato dal Ministero della Giustizia» parla di «possibile miglioramento delle condizioni detentive o dell’efficacia delle misure di prevenzione adottate». Quali siano queste misure non è dato sapere, ma poco importa.

Il paradosso è evidente. Così come la drammaticità dei dati. Ma il controllore, ripreso dal controllato, si adegua alla versione ufficiale, derogando al proprio mandato, peraltro purtroppo coerentemente con la sua azione in questi quasi due anni.

Infatti, solo dopo molte critiche, il Garante nazionale ha pubblicato qualche rapporto sulle visite in carcere. Ne rivendicano 121 di visite, ma i rapporti usciti sono solo due. Per colmare il gap hanno pubblicato un sedicente “report” sulle visite fatte che ne illustra il numero e i chilometri percorsi per effettuarle (sic). Nient’altro. Per gli esiti delle visite dobbiamo ancora aspettare, così come stiamo aspettando da due anni che presentino, come previsto dalla legge, il loro rapporto annuale al Parlamento.

Intanto, però, possiamo stare tranquilli. Le persone che si sono tolte la vita in meno di otto mesi in carcere sono solo 48. Solo uno ogni quattro giorni e mezzo. Tutto a posto, anzi è un segnale positivo. Parola del Garante.


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