Nella sua prima edizione, la rassegna cinematografica “Scola, Prima!” ha focalizzato il rapporto tra Cinema e Storia, in riferimento al cinema del grande regista irpino Ettore Scola, a quasi 10 anni dalla sua morte, assieme ad Antonietta De Lillo, Agostino Ferrente, Marco Bertozzi, Gabriele Salvatores, Claudio Giovannesi, Pif, Vincenzo Vita ed Enrico Bufalini. Un’operazione felice, umanistica, nonostante questi nostri tempi, durante i quali assistiamo alla negazione di ogni umanità, da parte dell’uomo.
Tra il 7 e il 9 agosto, a Trevico, paese natale del regista, l’Associazione IrpiniaMia, grazie a un bando della Film Commission della Regione Campania, ha organizzato qualcosa di nuovo e di buono: “Scola, Prima!”. Progetto e programma sono stati curati da Silvia Scola, Marta Rizzo, Vittorio Giacci e Fabio Ferzetti, assieme a Paolo Speranza, Massimo Ghirlanda e Umberto Rinaldi. Tra il palazzo dove Scola è nato, la piazza che ha ispirato una memorabile scena del film Splendor, la Stazione enogastronomica del paese, si sono succeduti film, incontri, presentazioni di libri e tavole rotonde, tutti accompagnati da registi e studiosi e professionisti di cinema. Il tema della rassegna è stato concepito e realizzato con uno sguardo sempre rivolto al cinema di Scola e a quanto il rapporto con la memoria sia fondamentale per guardare il presente con occhio critico e il futuro con consapevolezza e fiducia.
Cinema e storia, questo il filo conduttore delle tre giornate, ha portato a Trevico film, libri e persone che hanno messo le loro conoscenze e le loro professionalità al servizio di un territorio che ha risposto con entusiasmo e partecipazione all’intero progetto.
Antonietta De Lillo ha presentato due film essenziali della sua lunga carriera: Il resto di niente e L’occhio della Gallina; Agostino Ferrente ha raccontato la fatica e la dolcezza del suo film David di Donatello e Nastro d’Argento Selfie, Gabriele Salvatores, non potendo essere presente a Trevico, ha ricordato in una commossa telefonata il legame imprescindibile con Ettore Scola e il proprio modo di fare cinema e ha presentato il suo ultimo Napoli, New York facendo piangere l’intera platea; Claudio Giovannesi, in un caloroso video messaggio ha fatto altrettanto con il suo recente Hey Joe; Pif ha manifestato il suo già noto amore per Scola, che ha potuto conoscere facendo da Cicerone dentro il cinema e la vita del regista irpino in Ridendo e scherzando, lo scanzonato ritratto che Paola e Silvia Scola hanno realizzato a pochi mesi dalla morte del padre.
Non potevano mancare alcuni titoli capitali firmati da Scola, quali C’eravamo tanto amati, preceduto dalla presentazione dell’omonimo libro di Paolo Speranza dedicato a quella che è una tra le pellicole più memorabili della cinematografia italiana, edito da Gremese; e Che strano chiamarsi Federico, l’ultimo film girato da Scola e dedicato a Federico Fellini, in uno scambio magico tra se stesso e il suo amico, collaboratore e ispiratore riminese.
Le tavole rotonde, curate e condotte dalla Direzione artistica della rassegna composta da Silvia Scola, Marta Rizzo e Fabio Ferzetti, sono state concepite con un criterio rigoroso, divertito e un po’ anarchico e, per questo, il pubblico si è sentito più invogliato a seguire e intervenire sempre, nel corso di ciascun incontro.
La mattina del 7 agosto si è definito il tema della rassegna “Cinema e Storia” con una riflessione collettiva sul cinema di Scola, a partire dall’ultimo, enciclopedico libro antologico di Vittorio Giacci Ettore Scola, l’ultimo enciclopedista, edito da Bulzoni. Antonietta De Lillo ha sottolineato l’importanza del rapporto tra il cinema e la storia che caratterizza ogni suo film, e ha condiviso con pubblico un sincero omaggio a Scola; Massimo Ghirlanda ha accompagnato tutti i presenti in una preziosa carrellata sul cinema di Scola e su quanto quel cinema abbia condizionato e ispirato registi e film internazionali. Paolo Speranza ha analizzato con precisione chirurgica ogni aspetto del cinema del suo illustre conterraneo; Alfonso Amendola, professore di Sociologia dell’Università di Salerno, in un breve e appassionato intervento ha chiuso con una cornice necessaria sul senso della Storia, con la s minuscola e maiuscola; sul senso dell’impegno culturale e politico, civile e umano che Scola ci ha consegnato, per portare avanti una visione ampia sul Mondo e sull’Uomo.
La mattina dell’8 agosto, i curatori della rassegna hanno voluto dedicare un focus sul cinema napoletano, dal titolo: “Napoli, tra miseria e nobiltà”. Antonietta De Lillo, assieme a Fabio Ferzetti, Marta Rizzo e Silvia Scola ha raccontato il suo percorso dalla fotografia al cinema, dall’invenzione del Film Partecipato all’incontro con i grandi registi napoletani che, con lei, si sono imposti nella cinematografia nazionale e internazionale, partendo da quella Napoli che, da diverso tempo, sta vivendo e portando avanti un Rinascimento culturale e cinematografico profondo, nonostante i vizi macchiettistici dell’immagine che Napoli ha e nonostante una camorra che uccide e distrugge tutto quanto tocchi.
La mattina del 9 agosto, a concludere quella che è stata una rassegna stracolma di un pubblico commosso e partecipe, entusiasta e felice di colloquiare con gli ospiti e gli organizzatori, il tema non poteva che essere “Cinema e repertorio”. Silvia Scola ha introdotto gli ospiti. Vincenzo Vita, Presidente dell’Archivio del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD), ha dato un ampio sguardo sul cinema di Ettore Scola, che sempre mostra immagini di repertorio e/o riferimenti precisi alla grande Storia vissuta nelle storie personali di donne e uomini i cui difetti e virtù rivelano le fragilità e la grazia e le contraddizioni e le bassezze dell’umanità tutta, seguendo quel filo sempre teso tra passato e presente; Marco Bertozzi, professore di Cinema Documentario all’Università di Venezia, documentarista e codirettore artistico del Festival internazionale UnArchive Found Footage Fest sul riuso creativo del cinema di repertorio, ha analizzato tutte le sfumature e peculiarità e le risorse creative e determinanti degli sterminati archivi privati e internazionali di immagini da ricostruire in film che raccontano l’uomo e la sua storia nel Mondo; Enrico Bufalini, direttore dell’Archivio Storico dell’Istituto Luce, ha definito quanto sia prezioso lo sterminato archivio del maggiore istituto cinematografico di Stato, sempre con uno sguardo attento al cinema di Scola. Anche questa giornata, è stata condotta da Silvia Scola, Marta Rizzo e Fabio Ferzetti, i quali hanno rimarcato la necessità di una regolamentazione legislativa sui costi e sui prezzi di utilizzo dei materiali d’archivio, privati e non.
Fare la cronaca dettagliata di questi tre giorni non è però sufficiente: alle parole e alle immagini non sempre facili ma sempre condivise con il pubblico trevicano, si sono aggiunti i sapori, gli odori, l’ospitalità squisita e la forza vitale dell’Irpinia e della gente che la abita.
L’associazione IrpiniaMia – condotta da Maria Raffaella Calabrese De Feo, Patrizia Pizzulo, Maria Paglia, Maria Carmela Grasso e la fondatrice Mariangela Cioria, assieme agli avvocati Antonio Paglia e Gianni Pepe – è da anni impegnata a diffondere la cultura e il nome di Scola in Campania e oltre, con le proprie forze, con un consenso esclusivamente formale dell’Amministrazione comunale. In questa occasione, con molta fantasia e forza di volontà, ha accolto ospiti con generosità e raccontato un pezzo d’Italia sorprendente e appassionante. Se davvero si capisse che la cultura porta gioia, condivisone e fa circolare le persone e le risorse economiche e morali di tutti, questa nostra Italia sarebbe davvero un Paese felice. La rassegna “Scola, Prima!” ha dato un esempio concreto che questo è possibile e non si era mai vista, in Irpinia, tanta voglia di condividere principii e cultura, che si rivelano sempre autentici e necessari. Perché la felicità non è mai un sentimento personale, ma si è felici soltanto se lo sono tutti e ciascuno.
