Israele a Gaza ha ucciso altri cinque giornalisti con il primo colpo e i soccorritori con il secondo, tutti presenti nei pressi di un ospedale. Ormai i crimini di guerra si sovrappongono, perché per Netanyahu e i suoi sostenitori non ci sono conseguenze. Lui se la cava esprimendo rammarico; l’esercito, aprendo l’ennesima inchiesta fasulla (nessuna ha portato accertamenti e sanzioni). Se il nostro Governo tace, ben venga la reazione degli artisti. Che pretendono – giustamente – di non condividere iniziative con colleghi israeliani collusi con i criminali israeliani.
Già, ma come riconoscere l’attore, lo scrittore o il musicista sostenitore di Bibi, da quello che lo critica? Semplice: facendo firmare ad ogni artista israeliano che vuole esibirsi in Italia una dichiarazione di dissociazione dall’olocausto di Gaza. Censura? No, chiarezza umanitaria. Se il nostro Governo non ha la forza di interrompere i suoi rapporti con i criminali d’Israele, spetta agli artisti farlo. L’arte deve distinguere tra collusi e dissidenti, perché muore se sceglie l’indifferenza.
