Questa mattina, verso mezzogiorno, dopo esser forzatamente imbarcato a Tel Aviv con volo notturno verso Creta e Francoforte, è arrivato a Venezia il volo di don Nandino Capovilla, prete di frontiera legato a Pax Christi, espulso ieri appena giunto in Israele, dove avrebbe dovuto vivere con mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi Italia, e con un gruppo di laici il tradizionale “Pellegrinaggio di Giustizia”, esperienza di condivisione con i popoli di Israele e Palestina per porre le basi anche culturali di una pace possibile e duratura.
La motivazione dell’espulsione notificata all’interessato, che nella nottata è stato liberato e imbarcato sul primo volo per l’Europa, si poggia su “considerazioni di pubblica prevenzione e sicurezza nazionale, e di ordine pubblico”. Un provvedimento grave che non gli permetterà con facilità di tornare in quella terra.
Ieri sera aveva rassicurato gli amici con il seguente messaggio: “Sono libero! Mi hanno fatto uscire ora. Restituito cellulare e valigia. Tutto bene”. Poi ha postato un ulteriore messaggio avvertendo: “Dite a chiunque scriva, che basta una riga per dire che sto bene, mentre le altre vanno usate per chiedere sanzioni allo Stato che tra i suoi ‘errori’ bombarda moschee e chiese, mentre dei suoi ‘orrori’ si continua a fingere che siano solo esagerazioni. Non autorizzo nessun giornalista a intervistarmi sulle mie sette ore di detenzione, se non scrivono del popolo che da settant’anni è prigioniero sulla sua terra”.
Questa mattina ad accoglierlo a Tessera molti tra amici, parrocchiani, Scout, giornalisti e anche noi di Articolo 21. A casa sua a Marghera abbiamo raccolto le sue prime dichiarazioni nel breve video qui pubblicato.
