Alla viglia della presentazione della nuova relazione sullo Stato di diritto dell’Unione europea, l’associazione Articolo 21, che si occupa di libertà di informazione e tutela del pensiero critico, segnala alla Commissione e in specie al Commissario europeo per la democrazia, la giustizia, lo stato di diritto e la tutela dei consumatori che neppure uno dei punti indicati al Governo italiano nel rapporto del 2024 ha trovato accoglienza.
Il Consiglio di amministrazione della Rai é stato nominato con le vecchie norme che affidano al governo di turno il controllo sul servizio pubblico.
Le cosiddette “querele bavaglio” hanno conosciuto un incremento, in particolare quelle scagliate dal Governo e dalle forze politiche nel confronti di giornalisti, trasmissioni, ricercatori, storici, disegnatori…
La tutela delle fonti e il segreto professionale sono stati ripetutamente violati, sino al clamoroso caso di spionaggio operato tramite il sistema Paragon e i nomi degli spiati non sono mai stati resi pubblici.
Tutti i rapporti internazionali usciti nel 2024: Amnesty, Reporters sans Frontières, European Centre for Press and Media di Lipsia, European Federation of Journalists, Case Europa, segnalano l’ulteriore peggioramento della situazione italiana.
Dal momento che le osservazioni del 2024 non sono state minimamente recepite ci attendiamo che il rapporto 2025 indichi quali azioni saranno messe in atto, così come é accaduto per l’Ungheria, una condizione di legalità e di rispetto del diritto ad informare e ad essere informati.
L’appello è firmato da
Paolo Borrometi, presidente articolo 21,
Elisa Marincola, portavoce Articolo 21
Giuseppe Giulietti, coordinatore Articolo 21
Il Consiglio di amministrazione della Rai é stato nominato con le vecchie norme che affidano al governo di turno il controllo sul servizio pubblico.
Le cosiddette “querele bavaglio” hanno conosciuto un incremento, in particolare quelle scagliate dal Governo e dalle forze politiche nel confronti di giornalisti, trasmissioni, ricercatori, storici, disegnatori…
La tutela delle fonti e il segreto professionale sono stati ripetutamente violati, sino al clamoroso caso di spionaggio operato tramite il sistema Paragon e i nomi degli spiati non sono mai stati resi pubblici.
Tutti i rapporti internazionali usciti nel 2024: Amnesty, Reporters sans Frontières, European Centre for Press and Media di Lipsia, European Federation of Journalists, Case Europa, segnalano l’ulteriore peggioramento della situazione italiana.
Dal momento che le osservazioni del 2024 non sono state minimamente recepite ci attendiamo che il rapporto 2025 indichi quali azioni saranno messe in atto, così come é accaduto per l’Ungheria, una condizione di legalità e di rispetto del diritto ad informare e ad essere informati.
L’appello è firmato da
Paolo Borrometi, presidente articolo 21,
Elisa Marincola, portavoce Articolo 21
Giuseppe Giulietti, coordinatore Articolo 21
