Gaza sta morendo. No, non è un modo di dire, una frase a effetto o un eccesso di retorica. A settembre, l’85 per cento della popolazione palestinese potrebbe essere morta: di fame, di stenti, di inedia. I gazawi sono per lo più giovanissimi, molti di loro non superano i 14 anni, e le immagini di bambini ridotti a scheletri, con un peso che non supera i dieci chili e i segni tangibili della malnutrizione in ogni angolo del corpo, hanno scosso le coscienze globali. Non abbastanza, evidentemente, ma non c’è dubbio che qualcosa sia accaduto se persino un esponente moderato come Macron ha deciso di riconoscere lo Stato di Palestina. Lo farà a settembre, in occasione dell’Assemblea annuale delle Nazioni Unite, e non possiamo che plaudire al gesto. Allo stesso modo, non possiamo che esprimere rammarico, anzi indignazione, nei confronti del governo italiano, incapace di smarcarsi dalla destra mondiale di matrice trumpiana che ha fatto del sostegno aprioristico al fondamentalismo di Netanyahu e dei suoi ministri la propria cifra esistenziale. Ribadiamo, tuttavia, che settembre potrebbe essere tardi. Quando Macron schiererà la Francia dalla parte dei diritti umani e della dignità della persona, infatti, lo Stato palestinese potrebbe essere solo un ricordo: un cumulo di macerie senza quasi più abitanti.
Per opporci a tutto questo, abbiamo dato voce a Maria Elena Delia e Luca Poggi, rispettivamente referente per l’Italia e attivista di primo piano del Global Movement to Gaza. Non sappiamo se l’idea di inviare imbarcazioni cariche di generi di prima necessità a Gaza, con il rischio che siano sequestrate e l’equipaggio arrestato e condotto non si sa dove (a proposito, vogliamo sapere che fine abbia fatto l’equipaggio della Handala (a cominciare da Antonio Mazzeo e Antonio La Piccirella), sia la migliore o la più realistica. Le rendiamo comunque omaggio perché, quanto meno, aiuta a tenere alto il dibattito su un tema che non può e non deve scivolare nell’oblio. Il resto tocca a noi, alla libera informazione, e nel nostro piccolo faremo tutto il possibile affinché Gaza rimanga sotto i riflettori. Ogni altro argomento, in questa fase storica, è secondario.
