Caro Santo,
quante cose avrei voluto dirti in questi dieci anni! Parlo per me perché certe riflessioni non possono che essere personali, certi ricordi attengono alla sfera intima di ciascuno di noi e del tuo ruolo all’interno della nostra associazione ne hanno già scritto altri, più titolati di me.
Personalmente, non dimenticherò mai quel pomeriggio trascorso insieme in un bar di Assisi nell’ottobre del 2014 (c’erano anche Vincenzo Vita e Giovanbattista Frontera), alla vigilia della Marcia per la Pace. Ti eri da poco rimesso, almeno così dicevi, avevi il volto scavato e parlavi a fatica, ma la grinta era intatta. L’ultima volta che ti vidi, invece, fu a una delle nostre cene, eri ancora presidente dell’FNSI e si intuiva che fossi ormai alla fine. Il sorriso, però, era rimasto lo stesso: quel tuo sguardo sornione e dolcissimo, quella tua combattività innata, quel tuo spirito da lottatore ribelle, quella tua passione politica e civile, quel senso del dovere quasi calvinista che ti portava ad affrontare ogni sfida con entusiasmo, senza mai risparmiarti, e infine quella tua gentilezza nei modi che raramente ho incontrato in seguito.
Caro Santo,
quante cose sono diverse anche nella mia vita rispetto a quando ci hai detto addio! Avrei voluto parlarti dei miei articoli, delle mie interviste, del mio Emiciclo, dove senz’altro ti avrei avuto ospite, dei miei libri ma, soprattutto, andando al di là della mia trascurabile persona, avrei voluto confrontarmi con te su questo nostro Paese finito in mani sbagliate e su questo mondo senza pace e senza diritti, in cui sembra prevalere sempre di più la legge della giungla. Di sicuro, ti saresti ribellato a quest’orrore; di sicuro, non avresti lasciato cadere insulti e provocazioni; di sicuro, saresti stato in prima fila nel denunciare la deriva della tua RAI, ormai irriconoscibile.
Caro Santo,
dieci anni sono un tempo lungo, attualmente un’era geologica, eppure non è passato un solo giorno senza che ti sentissi al mio fianco. Ti ho conosciuto meno di quanto avrei voluto, ma abbastanza per aver condiviso con te una parte significativa del mio percorso umano, professionale e politico. E ora che mi restano solo i ricordi, voglio dirti grazie: grazie per il tuo stile, grazie per il tuo garbo, grazie per i tuoi insegnamenti, grazie per le tante volte che mi sei stato vicino, grazie per non esserti mai arreso e grazie, più che mai, per esserti preoccupato del prossimo quando avresti avuto diritto e bisogno di pensare a te stesso. Non eri capace di alcuna forma di egoismo, questa è la verità: altra virtù rarissima e oggi pressoché scomparsa.
Ricorderò per sempre, e porterò con me, i tuoi occhi buoni, il tuo sguardo pieno di comprensione, la tua attenzione agli ultimi, la tua vicinanza ai precari, il tuo impegno contro le querele temerarie, seguendo la scuola di Roberto Morrione, e la tua curiosità verso i giovani.
Caro Santo,
credo di aver detto tutto pur sapendo che non è e non sarà mai abbastanza. Mi fermo qui, tuttavia, perché il resto sarebbe retorica e tu non l’amavi per niente.
Dieci anni e un cammino che abbiamo dovuto affrontare senza di te. Dieci anni e un dolore che non ci abbandonerà mai. Dieci anni e una promessa: onoreremo il tuo ricordo portando avanti le tue battaglie. Con concretezza, come piaceva a te, senza alcun fronzolo. E, per quanto mi riguarda, cercherò di donare a chi ne ha bisogno il tuo ultimo sorriso, un mese prima di andartene. È stato il dono più bello che potessi farmi, genuino come solo i gesti di chi non chiede niente in cambio della propria meraviglia interiore sanno essere.
