Giornalismo sotto attacco in Italia

Morire a 14 anni per aver voluto porre fine ad una relazione: la tragedia di Martina Carbonaro, uccisa dal suo ex ragazzo ad Afragola

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 “L’amore può finire. Ma si può morire così?”: presa dalla rabbia ha invocato l’ergastolo: “Che peccato ha fatto mia figlia? Era bella come il sole”. Fiorenza Cossentino non ha più lacrime per sua figlia Martina Carbonaro. La ragazza di Afragola di soli 14 anni di cui la famiglia non aveva più notizie dalla sera del 26 maggio. Messo alle strette dai carabinieri e dal pm della Procura di Napoli Nord, Alberto Della Valle, a notte fonda, Alessio Tucci, muratore saltuario, ha ammesso piangendo di averla uccisa. “Mi aveva lasciato”, ha detto ai militari. Una relazione di due anni, dalla quale la vittima avrebbe voluto uscire, anche per le reazioni violente dell’assassino, che già le avrebbe dato uno schiaffo… La ragazza è stata trovata in un vecchio casolare diroccato, uccisa a colpi di pietra dall’ex fidanzato, nemmeno diciannovenne.  Il cadavere è stato trovato sotto un vecchio armadio e cumuli di rifiuti e detriti, in un edificio abbandonato e fatiscente, nei pressi dell’ex stadio Moccia, dove in passato i due ragazzi si erano appartati  Dall’ispezione del medico locale è emerso che l’adolescente, dopo essere stata colpita “selvaggiamente e ripetutamente” con una pietra, è morta al termine di un’agonia, a causa di una consistente perdita di sangue.

Tucci ha avuto anche il coraggio di partecipare alle ricerche, fingendo apprensione; poi le forze dell’ordine sono andate a prelevarlo proprio quando era a casa della famiglia della vittima.

Di nuovo un femminicidio, ancora quell’ultimo incontro chiarificatore, dal quale troppo spesso le donne, di qualsiasi età, non tornano più! Accoltellate, strangolate, colpite con forbici o sassi. Non sembra avere fine la strage delle donne, molte volte per mano di mariti o ex compagni. Dall’inizio dell’anno le vittime di femminicidi in Italia sono più di quindici, di cui sei solo nei primi due mesi del 2025… E non c’entra sempre  la classe sociale, l’istruzione, il contesto e neppure il cosiddetto “patriarcato”.

Questa generazione è la prima a non aver sperimentato il senso di abbandono, fin dalla tenera età… I cordoni ombelicali di entrambi i genitori non sono mai stati recisi: il bambino è in perenne contatto con la madre e il padre, attraverso il telefonino. Non solo parla con loro, ma li può vedere con una videochiamata, ogni volta che lo desidera…Prima aveva il tempo di vivere la solitudine, il diniego, percepire l’assenza e riempirla attraverso una ricerca di sicurezza, conquistata ogni giorno. Anche nel rapporto con il tempo, lo spazio e il proprio corpo. Questo ha creato adolescenti che non hanno mai provato il confronto vero con il senso del dolore. Quella sconfitta da ammaestrare, contenere, comprendere. Non ne hanno percezione fisica, mentale. Persino la morte non contiene nessuna drammatizzazione, neppure nella finzione… Non a caso un tempo  per i videogiochi c’era il “Game Over”, oggi vige il “Play again”. Tutto grida all’immortalità, alla non percepita solitudine, per la connessione con un mondo artificiale, che si vive in un’ansia da prestazione perenne.

Mentre i genitori anestetizzano qualsiasi difficoltà, facendo da spazzaneve anche all’ombra di una sfida, da vincere con le proprie forze. Quindi al primo “No!”, davanti al muro di un diniego, i ragazzi perdono il controllo, perché non ne hanno esperienza. Nella negazione perdono se stessi e per ritrovarsi mettono in atto azioni violente, proporzionate ad un dolore senza consolazioni e soluzioni.

La vittima diventa come un oggetto da possedere e con la stessa mancanza di assoluta moralità per cui alcuni ragazzi hanno addirittura ucciso senza pietà solo per delle scarpe pestate, si annienta il motivo di un dolore inconsolabile. Tucci, come tanti carnefici, è riuscito anche a vedersi dopo l’omicidio con degli amici. Tornato a casa ha fatto la doccia, episodio che ha subito insospettito il padre di Martina, quando gli è stato raccontato… Sembra quasi un gioco finito male, purtroppo è una tragedia senza fine, che ha strappato nel fiore degli anni, una ragazzina che aveva ancora tanti sogni da realizzare. Una intera vita davanti!

Bisognerebbe mettere in atto gli orari prolungati a scuola, portare come materia obbligatoria l’educazione sentimentale, fin dalle elementari. Far crescere in sostanza giovani uomini che sappiano sopportare un rifiuto, creando una generazione di donne libere di poter dire di No!


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