Giornalismo sotto attacco in Italia

Insieme contro la “insubordinazione costituzionale” denunciata da Gonnella

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Il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, presentando il rapporto annuale sulla (disumana) condizione nelle carceri italiane, tra l’altro, ha detto:

Di fronte a tutto questo dobbiamo costruire una grande alleanza di tutti coloro che intendano muoversi nel solco dell’articolo 27 della Costituzione, a partire dalle Università, dalle associazioni, dal mondo delle professioni e dai sindacati. Il carcere non va trasformato in una trincea di guerra. Chi usa toni militareschi o guerrafondai per orientare e gestire la vita carceraria commette un gravissimo atto di insubordinazione costituzionale che renderà durissima la vita degli stessi poliziotti”.

Ed è proprio questo il cuore del problema: l’insubordinazione costituzionale che avrà ripercussioni nefaste su tutti coloro che vivono il carcere.

I dati del rapporto di Antigone sono agghiaccianti e descrivono uno Stato sempre più incapace di rispettare la vita di coloro che allo Stato vengono consegnati per motivi di giustizia, ma anche quella di chi in carcere opera.

L’ultima novità che conferma questa tendenza è stata l’annuncio del taglio da parte del Governo della scuola in carcere, fatto che concorrerà ad aumentare sofferenza, frustrazione e tensione all’interno degli istituti di pena. Su questo punto a Torino proprio oggi si è svolta una manifestazione di protesta pacifica organizzata insieme da insegnanti e detenuti, cui hanno aderito molte associazioni e personalità politiche delle forze di opposizione a questo Governo. Una protesta che non è stata ostacolata dall’autorità carceraria, consapevole anch’essa che con il crescere delle tensioni peggioreranno fatalmente le condizioni di lavoro del personale addetto.

Ma questa “insubordinazione costituzionale” non è soltanto il frutto di una irriducibile insofferenza della destra verso la Costituzione repubblicana nata dall’antifascismo, non è soltanto ottusa dimostrazione di forza ad uso e consumo di certo elettorato “gladatorio”, è qualcosa di più, di peggio. Questa “insubordinazione costituzionale” infatti è l’epifania di un progetto politico non nuovo per la destra di stampo illiberale ed autoritario e cioè: fomentare il caos per giustificare scelte sempre più repressive, che da un lato allarghino il consenso, distogliendo l’attenzione pubblica da ciò che la destra non sa risolvere, e dall’altro permettano una progressiva liquidazione dei presidi di controllo democratico deputati alla prevenzione ed al contrasto degli abusi di potere (magistratura, giornalismo, associazionismo indipendenti). Insomma, davanti all’esplodere pilotato dell’insicurezza è facile che cresca la domanda di protezione, costi quello che costi.

In questo senso il decreto “sicurezza” che oggi la destra vota alla Camera, dopo una forzatura procedurale senza precedenti che ha umiliato il Parlamento, rischia di essere un terribile detonatore. Alcune norme in esso contenute sembrano immaginate apposta per gettare benzina sul fuoco, penso alla criminalizzazione del dissenso praticato con modalità nonviolente fino ad oggi trattate con strumenti maggiormente proporzionati, le irragionevoli aggravanti cucite apposta sulla pelle di alcune tipologie sociali, fino all’inaudito “crimine” di disubbidienza pacifica all’interno delle carceri, il tutto condito dallo spaventoso articolo 31 sull’estensione dei poteri dei Servizi di Sicurezza del Paese.

L’appello del Presidente Gonnella va dunque raccolto senza esitazioni, avremo bisogno di tutte le nostre migliori energie per convincere di un diverso modo di costruire sicurezza sociale, quel modo che per noi passa anche dalla vittoria dei referendum della prossima settimana. Un modo che invece di certo non passa per quella esibita “intima gioia” nel togliere il respiro ai detenuti dietro i vetri oscurati dei mezzi della penitenziaria, di delmastriana memoria, che lo stesso titolo del rapporto di Antigone, “Senza respiro” sembra voler evocare con raccapriccio.


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