Un’autobiografia, ma non solo, che ha l’indiscutibile pregio di avvicinare il lettore, con un linguaggio semplice ed accattivante, ai fatti storici più rilevanti degli ultimi anni, raccontati da una protagonista e testimone diretta.
Come è possibile che una donna, dopo aver trascorso i primi trentacinque anni della sua vita nella DDR, abbia potuto assumere e ricoprire per sedici anni la più alta carica della Repubblica Federale tedesca?
E’ questa la domanda che Angela Merkel rivolge a sé stessa nel prologo del suo libro: “Libertà” – in libreria in Italia dal 26 novembre scorso, con Rizzoli (731pp., 25 Euro) – che introduce il lettore ad una narrazione che non ha eguali: non soltanto l’autobiografia di una donna che ha scandito il tempo della storia tedesca, europea e internazionale, ininterrottamente, per sedici lunghi anni, come cancelliere federale della Germania – dal 22 novembre 2005 all’8 dicembre 2021 – ma anche una riflessione sulle condizioni della politica che ha caratterizzato quel periodo storico così ricco di eventi significativi, a Berlino o a Bruxelles, o in altre parti del mondo, dove sono state prese decisioni che hanno condizionato la vita di interi popoli, a cominciare dalla riunificazione delle due Germanie.
Angela Merkel, nelle sue memorie ripercorre la sua infanzia felice a Templin, nel circondario brandeburghese dell’Uckermark, a 80 km a nord di Berlino, dove la sua famiglia proveniente da Quitzow si era trasferita (ancor prima proveniente da Amburgo, sua città natale), gli studi presso la facoltà di fisica, i primi passi in politica e l’ascesa alla presidenza della CDU, la crisi finanziaria mondiale del 2007/2008, la crisi dell’euro, le proteste di piazza a Kiev e la svolta filo occidentale di Piazza Maidan, la questione migranti, la questione climatica, la pandemia, etc.. Insomma, la vita di una donna che ha lasciato un segno tangibile negli ultimi anni della nostra storia più recente e che all’apice del suo potere e popolarità ha saputo scendere dal palcoscenico della storia.
Ma perché la scelta di un titolo così importante ed evocativo? La risposta va rintracciata forse nel momento storico in cui viviamo, dove tutto viene messo in discussione, così i diritti fondamentali degli individui – con due guerre che bussano alle porte del nostro continente, a nord est e a sud est- e, al contempo, l’esigenza di non dare mai nulla per scontato e di lottare per la loro difesa.
“La libertà richiede il coraggio di affrontare l’ignoto, ma, soprattutto, l’onestà verso gli altri e, forse, soprattutto, verso sé stessi“.
Da segnalare, inoltre, un invito, questa volta più esplicito, alla politica, ad utilizzare un linguaggio non elusivo – che tende a glissare sulle domande scomode, a stroncarle sul nascere – a non utilizzare luoghi comuni con frasi incomprensibili, ad essere più coraggiosi in un’epoca in cui le possibilità digitali e i social media permettono di travestire le verità da menzogne e le menzogne da verità.
Un gran bel libro, che catapulta il lettore nelle segrete stanze del potere ma anche nella sfera intima di una donna che ha saputo conquistare la scena politica internazionale lasciandovi un segno tangibile.