Il senso della giustizia per Andy ed Ilaria, il 24 maggio 2024

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Minuta, capelli perfettamente in ordine anche in un giorno dalle forti emozioni, Mariangela Gritta Grainer si alza dal suo posto di relatrice nella sala dei gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e dice due cosette gravissime sui depistaggi che ancora aleggiano sull’accertamento della verità circa l’agguato mortale a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. E’ il giorno giusto, quello del sessantatreesimo compleanno di Ilaria, quello con una sala piena di ragazzini (i due più piccoli hanno 11 anni), insegnanti e attivisti dei diritti civili, giornalisti. “Di ciò che è accaduto quel giorno, il 20 marzo del 1994, sappiamo tutto. Bisogna solo avere la volontà di mettere in fila i tasselli e dare finalmente giustizia a questa storia”. Il comitato #noinon archiviamo di recente ha avuto un incontro con il Procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, e insieme all’avvocato Giulio Vasaturo, che nel procedimento rappresenta la Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Usigrai quali parti offese dell’assassinio impunito di due operatori dell’informazione pubblica, hanno ribadito quali sono i punti ancora non esaminati fino in fondo, a partire da chi ebbe interesse a depistare l’indagine fin dal primo momento, un’indicazione che porta in Italia. Grainer di questo comitato è l’anima e la promotrice, con Articolo 21, e altre associazioni che non si arrendono al trascorrere del tempo e che, anzi, si aspettano una riapertura dell’indagine. Non arrendersi sono le due parole d’ordine, accompagnate dalla speranza e da un sentimento di solidarietà che si estende ai tanti (troppi) casi irrisolti o addirittura oscurati di giornalisti morti. La piccola donna che parla agli studenti arrivati da tutta Italia, da parlamentare, ha seguito il caso Alpi, lo ha fatto insieme ai genitori di Ilaria e a molti giornalisti. Alcuni non ci sono più e lei li ricorda, Andrea Purgatori per esempio. E ricorda anche altri, Andrea Rocchelli è uno di questi. “Oggi sono dieci anni che un giovane cittadino italiano è stato ucciso mentre cercava di raccontare una sporca guerra, era il 2014, in Donbass. Siamo vicini alla famiglia che ha dovuto assistere al solito depistaggio e poi ad una sorta di oblio fatto calare perché nel frattempo lì è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina”. Sul video alle spalle di Mariangela Gritta Grainer c’è la foto di Andy Rocchelli. Da quel momento tanti adolescenti cominciano a sapere chi è, perché prima è stato poco raccontato. Il gesto di ricordare altri casi “incagliati” di giornalisti uccisi è una nota costante di una mattinata che non è certamente solo memoria e consegna di giusti riconoscimenti alle scuole che hanno preso parte al concorso “Una stella per Ilaria“, una stella vera scoperta da un ragazzo non ancora ventenne. No, questo appuntamento è diventato da subito tanto altro. Si chiedono azioni tangibili nei procedimenti aperti. “Ci auguriamo che i giudici vogliano leggere con attenzione messaggio inviato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella in occasione del trentennale dell’assassinio di Alpi e Hrovatin”, dice Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21. Nell’aria c’è la sensazione che le incompiute si possano e si debbano colmare, adesso, nel 2024. E c’è, pure, l’esigenza, di ribadire cosa ci facessero Alpi, Hrovatin, Rocchelli nei luoghi dove sono stati ammazzati. Erano giornalisti ed erano lì per raccontare l’orrore delle guerre, l’effetto sulle popolazioni e sull’economia. Li  hanno fermati con la violenza.
“Guardate che l’idea di fermare il giornalista fastidioso è sempre in agguato, anche qui, da noi, adesso. – aggiunge Giulietti – Pensate un po’ cosa sarebbe successo se avessero fermato i giornalisti che sono andati a vedere cosa era successo su Ustica, su Stefano Cucchi, su Federico Aldovrandi, la Diaz, Bolzaneto… tutte notizie che ci saremmo perse e oggi quelli sarebbero bei luoghi di villeggiatura. Per questo bisogna tutelare il diritto di cronaca”. La platea delle prime file, dove sono quasi tutti giornalisti, applaude ma poi segue quella dei ragazzi cui questo messaggio in primis è rivolto. Hanno capito che i giornalisti scomodi spesso li ammazzano. Nelle loro scuole, di ritorno, porteranno il riconoscimento del concorso, volutamente uguale per tutti, la rosa di Ilaria realizzata dai ceramisti di Gualdo Tadino, una delle molte, piccole, comunità che fanno parte della rete che chiede verità e giustizia per i giornalisti uccisi e di cui troppi si sono dimenticati.

 


(Nelle foto gli interventi di Mariangela Gritta Grainer e Giuseppe Giulietti)


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