Ecco perché i 4 referendum della Cgil possono cambiare il corso dei diritti dei lavoratori

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Per qualcuno lo stupore e il dolore per le morti sul lavoro durano 24 ore, 36 al massimo, il tempo dell’indignazione collettiva. C’è chi, invece, ne ha fatto il perno attorno al quale ruota una battaglia referendaria che potrebbe cambiare alcune delle regole (infelici) che riguardano il rapporto di lavoro dipendente nel nostro Paese. Dei quattro quesiti referendari promossi dalla Cgil ha parlato Maria Grazia Gabrielli nel corso dell’incontro settimanale di Articolo 21. Riguardano, in sintesi, modifiche in materia di licenziamenti, contratti a termine, sicurezza. “La riforma del 2015, che doveva fluidificare i rapporti di lavoro e attirare investimenti in Italia, si è rivelata un flop, uno strumento che ha drasticamente ridotto i diritti dei lavoratori, trasformando la precarietà in una condizione permanente. – ha detto Gabrielli – I numeri ci dicono che quelle riforme hanno profondamente inciso anche sul reddito e infatti oggi si può parlare di persone povere che un lavoro lo hanno, in precedenza non era così. E’ importante partecipare alla raccolta delle firme, che avviene sia attraverso i banchetti che on line. In gioco c’è l’abolizione di un modello economico privo di tutele, che non ha funzionato certamente per i lavoratori, ma nemmeno per il quadro complessivo dell’economia”. Il diritto al lavoro dignitoso, che è un tassello fondamentale delle libertà degli individui, è tra i motivi per i quali l’associazione Articolo 21 ha aderito, sin dalla prima ora, a La Via Maestra e che ci porterà insieme anche alla manifestazione del prossimo 25 maggio a Napoli, come sottolineato da Vincenzo Vita.
Il video dell’incontro di questa mattina con Maria Grazia Gabrielli, membro della segreteria nazionale della Cgil e responsabile mercato del lavoro, sarà disponibile su questo sito nelle prossime ore


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