Nuovi elementi per cercare ancora la verità sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Alla Camera la conferenza stampa che solleva il velo su dettagli “dimenticati”

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Nuovi tasselli, utili per proseguire nel percorso di verità e giustizia nella morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Oggi sono 30 da quel brutale assassinio di cui  non si è mai ricostruito tutto e fino in fondo. Questa mattina, proprio per non abbassare i riflettori e, anzi, per andare avanti si è tenuta l’iniziativa organizzata alla Camera da Walter Verini, capogruppo del Partito Democratico in commissione Antimafia, con Mariangela Gritta Grainer, portavoce del cartello di associazioni  #Noinonarchiviamo; Vittorio Di Trapani, presidente Fnsi; Daniele Macheda, segretario Usigrai; Guido D’Ubaldo, presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio; Giuseppe Giulietti, coordinatore dei presidi di Articolo 21  e Giulio Vasaturo, avvocato di Articolo 21 che ha seguito la vicenda giudiziaria

“Abbiamo chiesto e ottenuto la disponibilità a un incontro dal procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi – annuncia Verini – per fornire tutti i tasselli utili, anzi necessari per sostanziare la richiesta di non archiviare la vicenda: ci sono gli elementi per raggiungere la verità e la giustizia. E la coincidenza dell’approvazione, qualche giorno fa, da parte del Parlamento europeo, di un atto che tutela il servizio pubblico e il giornalismo di inchiesta, è un modo per onorare la memoria di Ilaria e di tutti i giornalisti, da Daphne Caruana Galizia a Anna Politkovskaja, che in questa missione hanno perso la vita”.

Grainer nel corso della conferenza stampa non esita a parlare di “grande depistaggio” e ricorda la vicenda del “capro espiatorio” Hashi Omar Hassan, il cittadino somalo condannato fino in Cassazione per l’omicidio di Alpi e Hrovatin, poi assolto – dopo un successivo ricorso – dopo sedici anni di detenzione e ucciso nel 2022 da una bomba piazzata sotto il sedile dell’auto. “Siamo in grado di fornire alla Procura i pezzi mancanti, se non ci bloccano anche questa volta”, dice. “Oltre a quella di Hashi, sono diversi gli omicidi e le morti dubbie che hanno scandito questa vicenda. Hanno tentato di cancellare tutte le possibili testimonianze: l’autista di Ilaria, il capo della polizia somala per fare qualche esempio. E immediatamente dopo l’agguato sono spariti tutti i documenti e le foto.  Nella scrivania di Ilaria abbiamo ritrovato dossier sulla tangentopoli della cooperazione, uno dei quali sulla Somalia. Lei aveva individuato alcuni peccati capitali, traffici illeciti di ogni tipo, in cambio di armi per la guerra civile. Lavorava su questo”. Tra le tante iniziative, da Trieste a Napoli a Latina, da Ronchi dei Legionari a Parma, dedicate al trentennale dell’omicidio Alpi-Hrovatin, domani al liceo Tito Lucrezio Caro di Roma sarà presentato un murales dedicato a Ilaria – che lì si diplomò nel 1980 – e a Miran, in una giornata di approfondimento e incontro con gli studenti, con la partecipazione di don Luigi Ciotti“.

“È un dovere portare sulle spalle la vicenda Alpi-Hrovatin – ha sottolineato Giuseppe Giulietti – e per questo è fondamentale il coinvolgimento dei ragazzi. Se se ne parla ancora dopo trent’anni, è proprio per la passione di popolo che ha sempre accompagnato questa battaglia. Il nostro slogan deve diventare ‘per amore delle vittime non possiamo tacere’. Non sono affari di famiglia, ma affari della Costituzione”. La Federazione della stampa “c’è e ci sarà anche in sede giudiziaria a sostegno dell’impegno per non archiviare”, assicura Di Trapani. Un obiettivo condiviso anche dall’Usigrai, dall’Ordine dei giornalisti e dalla Rai. “Voglio ricordare la battaglia per il reinserimento, nella bozza di Contratto di servizio, dell’articolo che individua tra gli obblighi del servizio pubblico la valorizzazione del giornalismo di inchiesta. Ilaria e Miran – conclude Daniele Macheda   – ne sono stati interpreti di straordinaria efficacia”.

Qui il link della registrazione completa della conferenza stampa
https://www.youtube.com/live/nRezoJ9LiRc?si=NwPrJsLjjEtGhDA9


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