Chi di Abascal ferisce…  

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La questione Abascal è molto semplice: può la Presidente del Consiglio di un Paese del G7 (che, peraltro, il prossimo anno avrà luogo proprio in Italia), determinante negli equilibri europei nonché tra i fondatori dell’Unione, allontanarsi dai suoi alleati storici (Francia  Germania e, per l’appunto, Spagna) per avvicinarsi all’Ungheria di Orbán? A qualcuno non è chiaro, qualcun altro lo sa benissimo ma preferisce tacere, altri ancora sono drammaticamente complici, ma il punto è evidente: basta il rapporto con un personaggio come il leader magiaro per squalificare chiunque lo coltivi. Ai tavoli che contano, infatti, la salvezza del Vecchio Continente è considerata una priorità e chiunque la metta a repentaglio è ritenuto incompatibile con qualsiasi ruolo di governo.
Da qui l’irrilevanza dell’Italia nelle decisioni che contano.
Intendiamoci: l’Europa, così com’è, è una schifezza. Ha ben poco di democratico, non ha una vera autonomia, non ha una politica estera comune, ha una moneta che non rappresenta più quasi nessuno, ha modalità decisionali degne di una nave dei folli e, continuando di questo passo, è condannata a sprofondare nel baratro, ma nessuna di queste è una buona ragione per cedere alla tentazione di distruggerla definitivamente. Peraltro, questo sarebbe il desiderio ardente di Russia, Cina e del trumpismo dilagante negli Stati Uniti, dunque abbiamo un motivo in più per difenderla: non darla vinta a chi vorrebbe annientarci e smantellare, insieme a un progetto che per decenni è stato anche un grande sogno comunitario, i valori che siamo riusciti faticosamente a far affermare nel mondo. Ciò premesso, quando una personalità politica del calibro di Meloni invita alla festa del suo partito uno come Santiago Abascal, il leader di VOX dalle marcate simpatie franchiste, arrivato nei giorni scorsi addirittura a sostenere la necessità di impiccare a testa in giù il presidente del Consiglio Sánchez, sulla cui legittimità non esiste alcun dubbio, spiace dirlo, ma mette a rischio la propria reputazione agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. Chiunque, difatti, sa chi sia Abascal e cosa vogliano i suoi seguaci, e francamente ci sfugge per quale motivo una donna accorta e politicamente scaltra come Meloni abbia deciso di vincolarsi a un soggetto impresentabile sulla scena globale e, per giunta, sconfitto alle urne. Allo stesso modo, ci domandiamo se la sedicente “underdog” si sia letta e studiata la biografia di Elon Musk, il patron di X, fu Twitter, ossia l’uomo che ha trasformato un discutibile social nello spazio mediatico preferito da tutti i negazionisti del pianeta. È stramiliardario, è potente, è tutto quello che vi pare, ma non si illuda la Presidente del Consiglio di potersi presentare in Europa, a cominciare dal vertice della prossima settimana, a chiedere flessibilità e fiducia accompagnandosi a personaggi del genere. Quella fiducia le sarà negata, e questo costituirà un danno enorme per il suo governo e per l’intera Nazione.
La festa di Atreju si intitolerà “Bentornato orgoglio italiano”: dobbiamo ancora capire in che modo incarnino questo principio Abascal e Musk.
Stia attenta Meloni: ha ancora dalla sua i sondaggi, un partito granitico alle spalle, un’opposizione inconcludente e divisa e un’informazione complessivamente genuflessa. Si ricordi, tuttavia, la massima di Lincoln: “Potete ingannare tutti per qualche tempo e qualcuno per sempre, ma non potete ingannare tutti per sempre”. Il suo faticoso alleato di governo, ad esempio, si è bruciato per aver voluto recitare troppe parti in commedia: da putiniano ad atlantista, da ultra-nordista a nazionalista sfrenato, da draghiano a sostenitore del lepenismo europeo; alla lunga non può funzionare. Se ti chiami Fregoli, la platea applaude a scena aperta. Se ti proponi come guida del Paese, qualcuno, prima o poi, te ne chiede conto.
Concludiamo con un’amara notazione che riguarda le nostre latitudini: tanti amici continuano a domandarci il perché di una simile intransigenza. Temo che lo capiranno quando non sarà rimasto più nessuno a difenderli. E ad Elly Schlein diamo un consiglio: segretaria, non aspetti. Di tempo se n’è già perso abbastanza. Costruisca una coalizione con chi ci sta e sfidi apertamente questa destra. E se qualche centrista fuori dalla realtà continua a irriderla, gli ricordi l’adagio latino: “Dio acceca chi vuol perdere”.

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