“NOI CHE SIAMO ITALIANE. Donne venute da lontano” di Roberta Gisotti

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Nota dell’autrice

Perché questo libro

Donne straniere nate in Africa, in Asia, in America Latina, nell’Europa balcanica, in Paesi un tempo oltre la Cortina di ferro, quando il mondo era diviso tra Est e Ovest e che oggi abitano un pianeta marcato da pochi Nord e molti Sud. In un’Italia, impegnata a fare i conti con i numeri delle migrazioni nel contesto europeo, sono cresciute bambine nate da genitori stranieri, spesso immigrati per ragioni economiche o in fuga da persecuzioni; si sono formate sui banchi di scuole sempre più affollate di alunni di ogni provenienza. Studentesse di licei ed università che parlano con cadenze ed espressioni dialettali di ogni parte d’Italia. Ragazze in cerca di lavoro nel Paese dove sono diventate grandi. Giovani donne arrivate inseguendo un progetto di vita all’estero. Donne che hanno messo radici in Italia, che hanno formato una famiglia, che lavorano. Donne colf, badanti, cuoche, sarte, commesse, infermiere, medici, ricercatrici, commercianti,  imprenditrici, impiegate, professioniste, dirigenti, docenti… presenti in ogni campo anche dell’arte, dello sport, dello spettacolo.

Sono loro le protagoniste di questo libro che vuole essere un omaggio alle tantissime donne con nomi e cognomi stranieri, con tratti somatici esotici e carnagioni diverse e che pure sono italiane, anche quando ancora aspettano un passaporto che lo certifichi, un documento che arriverà forse dopo gli studi, il lavoro, una famiglia e tanti progetti nel Paese dove hanno scelto o è capitato loro di vivere. Sono loro una parte importante del capitale umano di questo nostro Paese. Una risorsa preziosa  sempre più presente nel nostro quotidiano.

Il saggio indaga la realtà di dieci donne provenienti da Paesi stranieri, che appartengono alla prima o seconda generazione di immigrati o che sono approdate in Italia per studiare, lavorare o per amore. Protagoniste di un futuro aperto, che hanno saputo inserirsi nella società italiana, delineando nuovi modelli di integrazione. Un libro dedicato alle donne che in diversi contesti hanno saputo essere ponte tra culture diverse, incarnando i valori migliori di quella di origine e di quella di approdo, diventando loro stesse volano dei mutamenti della società italiana. Il libro ne presenta alcune rappresentative di spaccati umani e sociali di grande interesse.


 

Prefazione

Se leggiamo i nomi e cognomi delle dieci donne protagoniste di questo libro, a noi italiani da tante generazioni verrebbe da dire che si tratta di donne straniere. Ma sarebbe un grande errore. Il fatto che loro o i loro genitori siano nati in altri paesi non vuol dire che non siano italiane. E’ proprio questo il messaggio di questa raccolta di interviste, o meglio delle sue dieci “eroine”.

Del resto anche noi che ci siamo sempre detti italiani abbiamo certamente tutti radici vicine o lontane in altre terre. Il mio cognome, ad esempio, dice che avrò qualcosa che fare con i Longobardi, che secoli fa non erano certo italiani. Nelle valli dove sono nato si parla anche un dialetto occitano: penso proprio che qualche parentela oltre le Alpi ci sarà pur stata. Poche settimane fa ho conosciuto un fotografo che con un software raffinato analizza i volti, e in tutti i volti, anche in quelli di ognuno di noi, riconosce tratti che ne dicono origini etniche antiche apparentemente impensabili, magari anche in altri continenti…

Con ciò voglio dire che noi italiani veniamo tutti da lontano. Lontano nel tempo, lontano nello spazio. Ora siamo vicini e formiamo una comunità umana e civile che ha tanti legami, ma che rimane aperta e da cui si può partire e molti partiranno per andare lontano.

Dunque possiamo e dobbiamo incontrarci, oggi qui, e camminare insieme in questo meraviglioso angolo del pianeta dove ci è stato dato di vivere i nostri anni, dove abbiamo ricevuto un’eredità umana, culturale, linguistica, storica, spirituale ricchissima per cui ci diciamo italiani, ma che non è mai immobile e rimane continuamente in sviluppo.

Certo, Sihem, Carmen, Angel, Miriam, Blerida, Alganesh, Roseline, Liliana, Tetyna, Parisa, sono italiane a pieno titolo, si sentono tali e vogliono esserlo, senza per questo rinnegare o dimenticare di essere arrivate qui da lontano, ognuna da un paese diverso, a volte per vie drammatiche, a volte per vie più facili.

Leggendo i loro profili mi sono interrogato se queste nostre dieci amiche rappresentino davvero le donne venute da lontano in Italia nel loro insieme. In certo senso, le loro sono storie di donne che sono riuscite non solo ad essere accettate e a inserirsi nel nostro paese, ma anche a diventare protagoniste, ad ottenere riconoscimenti, diciamo pure ad “avere successo” nel senso positivo di svolgere servizi e ruoli di rilievo.

Sappiamo bene che non è per tutte così. Ma proprio per questo penso che questi racconti debbano essere interpretati come un messaggio di speranza.

Si può riuscire a crescere e a esprimere i propri talenti, si possono incontrare persone che ti aiutano e ti vogliono bene, si possono vivere la solidarietà e il servizio per chi ha avuto meno possibilità e meno fortuna (siano “straniere o stranieri”, siano “italiani”), si può lottare per una maggiore giustizia, si può coltivare un’espressione artistica…

Ed è bene che una donna, Roberta, abbia intrecciato questi dialoghi con donne venute da lontano. Lo ha saputo fare con spontaneità, sensibilità, senza trovare resistenze. Anche questo è un segno incoraggiante e di speranza. Incontrarsi non è sempre difficile, anzi può essere molto piacevole e bello. Naturalmente anche gli uomini possono farlo e non mancano certo esperienze positive fra di loro, che possono e vanno messe in rilievo e valorizzate. Ma è innegabile che le possibilità e gli impegni delle donne nel nostro mondo stanno crescendo. Ed è molto bene. Questo volume è un contributo ad andare ancora più avanti, cogliendo la grande ricchezza che ci portano le donne, le donne italiane venute da lontano.

Padre Federico Lombardi S.J.


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