Cronaca di una pastasciutta antifascista

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Alcide Cervi e i suoi figli sanno della caduta del fascismo mentre sono al lavoro nei campi. E’ festa grande si dicono tutti abbracciandosi. Aldo, il terzogenito di Alcide, lancia la proposta: offrire una pastasciutta a tutto il paese.

Si mobilitano tante famiglie, tante donne. Si impasta la farina, si accendono i fuochi sotto le caldaie. E Alcide pensa guardando i suoi figli: sono giovani vivranno la democrazia.

Il paese mangia pastasciutta in bianco e ride immaginando il futuro che comincia oggi, il 25 luglio del 1943.

Cinque mesi dopo Alcide e i suoi figli vengono catturati dai fascisti mentre la resistenza ingaggia la sua lotta contro l’occupante nazista e i repubblichini.  I sette figli di Alcide vengono fucilati. Il padre lo saprà solo a gennaio del ’44, quando il carcere in cui è ancora imprigionato, verrà bombardato dagli alleati e lui potrà fuggire.

Due anni dopo la morte dei fratelli Cervi sarà possibile celebrare i loro funerali. E’ Il 25 ottobre del 1945. Il padre seppellisce i figli per i quali aveva immaginato un futuro di libertà.

Questa è la storia, questa è la ragione per la quale in tanti piccoli borghi, in tanti quartieri delle città più grandi, ogni 25 luglio si mangia la “ pastasciutta antifascista”, bianca come quella preparata dai Cervi. Il bianco che cancella l’orrore e la tragedia del nero cupo simbolo del fascismo.

Ho vissuto il 25 luglio in Umbria, a Marsciano, insieme a tanti rappresentanti di altre sezioni dell’Anpi umbre. Quelle di Todi, di Umbertide, di San Venanzo, io iscritto alla   sezione “Martiri de La Storta” di Roma, là dove perse la vita anche il sindacalista Bruno Buozzi. Condivisione dei ricordi con i più anziani, canti e tanti giovani che hanno scelto di vivere la memoria come impegno per il futuro. Come 80 anni fa, fuochi accesi sotto i pentoloni. E bandiere della pace e contributo volontario agli organizzatori della marcia Assisi-Perugia.

“ Il nome dell’iniziativa può essere purtroppo richiamo di disordini e di problemi di ordine pubblico” ha scritto la sindaca di Rosà (Vicenza) Elena Mezzalira negando l’area che l’Anpi aveva chiesto per la sua “Pastasciutta antifascista”.

Evidentemente la sindaca non conosce la storia della famiglia Cervi. Ma, ed è assai più grave, non sa che la Costituzione è nata dal sacrificio di tanti giovani, compresi i figli di Alcide.

Un ripasso di storia e di memoria è necessario, insieme ad un piatto di pastasciutta in bianco offerto da tutti noi.


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