Pordenone Docs Festival: premio a Ceasar

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Il festival Pordenone Docs Fest – Le Voci del Documentarioorganizzato da Cinemazero porta nel capoluogo friulano il meglio del cinema del documentario internazionale, con film pluripremiati, numerosi ospiti, incontri ed eventi, trasformando la città di Pordenone in un osservatorio privilegiato sulla contemporaneità.

Il Premio Images of Courage 2023 che aprirà il Festival con una cerimonia speciale, mercoledì 29 marzo alle 17.30, verrà assegnato al fotografo Caesar.

di Paola Dalle Molle

Il suo nome in codice è Caesar, nome in codice che protegge l’identità di un ex fotografo della polizia militare di Damasco, il cui incarico era stato per anni quello di riprendere le varie scene del crimine, quali omicidi, furti, rapine, incidenti stradali. Pochissimi amici fidati ne conoscono il volto e soprattutto gli spostamenti. La sua vita è nell’ombra, solo così può sopravvivere a chi lo vorrebbe morto. A Caesar andrà il Premio speciale internazionale 2023 Images of Courage che si inserisce all’interno della XVI edizione del festival Pordenone Docs Fest – Le Voci del Documentario (29 marzo – 2 aprile 2023).

Infatti, grazie al suo lavoro e allo straordinario coraggio, igiornalisti di tutto il mondo hanno   potuto informare l’opinione pubblica sulle atrocità commesse dal regime siriano. Nel 2011 il lavoro di Caesar e dei suoi colleghi siriani cambia: non si tratta più di fotografare normali scene di eventi criminosi, ma di documentare la fine che il regime riserva ai suoi oppositori. Una fine terribile, come terribili sono le fotografie che Caesar deve scattare ai corpi delle vittime delle torture inflitte loro dagli agenti di Bashar Assad.

Per due anni, fino all’estate del 2013, Caesar fotografa per gli archivi dei servizi di sicurezza i corpi macellati di migliaia di persone uscite senza più vita dalle carceri di Damasco.Rischiando di essere scoperto e di fare la stessa fine dei soggetti delle sue foto, Caesar copia tutte le immagini su una chiavetta e le conserva, condividendo il suo segreto e la sua angoscia solo con pochissimi amici fidati, insieme ai quali prepara la fuga e l’espatrio che avvengono nell’estate del 2013. Caesar diserta, lascia la Siria e porta con sé decine di migliaia di immagini. Le fotografie di Caesar vengono analizzate all’inizio del 2014 da un team formato da Sir Desmond Lorenz de Silva, ex procuratore capo della Corte Speciale per la SierraLeone, Sir Geoffrey Nice, ex procuratore nel processo contro il presidente della Jugoslavia, Slobodan Milosevic e dal ProfessorDavid Crane, che condusse l’accusa contro il Presidente della Liberia e “signore della guerra” Charles Taylor. Quasi due annidopo, nel dicembre 2015, anche l’ong Human Rights Watch conclude la sua analisi, pubblicando un dettagliato rapporto che costituisce un atto d’accusa semplicemente sconvolgente, intitolato “Se i morti potessero parlare – Uccisioni e torture di massa nelle strutture di detenzione in Siria”.

Non solo, le tragiche immagini rese pubbliche hanno consentito alle famiglie degli scomparsi, di cui non avevano più alcuna notizia, almeno di sapere che non erano più in vita.

Dalle migliaia di foto di Caesar è stata tratta una mostra, composta da una trentina di pannelli, esposta fra il 2014 e i primi mesi del 2016 al Palazzo di Vetro dell’ONU a NewYork, al Museo dell’Olocausto a Washington, a Westminster, al Parlamento Europeo di Strasburgo, a Parigi, Dublino, Montreal ed altre città, presso aule universitarie o gallerie nazionali. In Italia la mostra è arrivata nel 2016, promossa da diverse associazioni (Amnesty International, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, la FOCSIV, Articolo 21, UniMed – Coordinamento delle Università del Mediterraneo e Un ponte per…). Il lavoro di Caesar è stato determinante perl’incriminazione per crimini contro l’umanità di Bashar Assad da parte della magistratura francese.


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