Maratona per Julian Assange, ecco perché è necessaria

0 0

Quando verso la fine di luglio, con alcuni amici che poi sono diventati Comitato Promotore, ci siamo immaginati la 24hAssange, maratona per chiedere la libertà di Julian Assange senza se e senza ma, non stavamo immaginando bene quel che sarebbe sucesso; quel che stavamo pensando era il fatto che volevamo qualcosa di nuovo, eclatante, che “bucasse lo schermo”, che il tempo stava scadendo e che Julian stava sempre peggio…

Pressenza ha il suo banner e le sue iniziative per Assange da 10 anni, per noi Assange è semplicemente il simbolo di un pericolo reale per la libertà di stampa; lo ha detto bene Giulietti nel video che ha mandato per la maratona: se si condanna Assange si dice a tutti i giornalisti che se vogliono fare inchieste su temi scomodi sanno dove potrebbero andare a finire. Con parole più dure l’ha detto Giulietto Chiesa in un toccante messaggio pochi giorni prima di lasciarci che abbiamo trasmesso alla fine, come un saluto.

Allora ci siamo messi a lavorare per qualcosa di clamoroso, qualcosa di mondiale: una maratona che percorresse virtualmente tutto il mondo via internet ma che fosse anche una mobilitazione globale per la libertà di Julian in tanti punti fisici precisi: piazze, sale, circoli, strade; una manifestazione globale che arrivasse più in là del solito pubblico di addetti ai lavori, quelli che la storia la conoscono a memoria e fanno troppo spesso dibattiti tra di loro.

Abbiamo trovato molti compagni di strada (tra cui da subito Articolo 21) e abbiamo formato un comitato promotore, in Agosto, con la gente in vacanza. Un sito e cominciamo a diffondere.

Sarà come sarà son cominciate ad arrivare adesioni da tutto il mondo; certo, di più in Italia dove le cose andavano veloci via social e dove tutto era cominciato, ma poi dall’Australia, da Taiwan, latinoamerica, Stati Uniti,  vari paesi europei, Mozambico… Improvvisamente ci siamo resi conto che la cosa prendeva una piega importante e che coinvolgeva gente di vari tipi e vari lati del mondo; un processo di convergenza su un tema chiaro, su un aspetto umano che come umanista amo ricordare: perché alla fine siamo persone con la loro storia e Julian spesso ricorda che ci sono storie, su questo pianeta, molto peggiori della sua.

Arrivano le varie lingue del sito, arrivano tantissime adesioni e cominciano ad apparire le bandierine sulla mappa: alla fine saranno 60 luoghi che faranno un’attività, più un numero non precisato di punti d’ascolto, da dietro casa mia in Valdarno alle Canarie dove un amico invita a cena il villaggio e piazza una TV a capotavola, con la diretta.

Tutto questo lo fanno volontari, nessuna persona è pagata: si studia il sistema di trasmissione, con interessanti problemi tecnici; si traduce, si scrivono articoli su tutti i media. Ma in realtà ci si parla e si lavora insieme. E’ lì che sento che un ideale umanista, la Nazione Umana Universale, senza confini, in pace, collaborativa, nonviolenta si sta ancora una volta manifestando come intenzione verso il futuro. E, in questo momento di crisi, sconforto e confusione, sento che l’Essere Umano si rimette in moto e cerca una direzione evolutiva. E questo mi conforta e mi dà forza.

E in quest’azione concreta, piena di difficoltà, di incomprensioni, di problemi da risolvere, di ostacoli da superare che ritrovo le sorelle e i fratelli che credono in un destino migliore per l’umanità, che vogliono lottare per i diritti di tutti e di ciascun essere umano, che si ribellano all’ingiustizia di un giornalista in galera mentre i potenti che ha smascherato non hanno nemmeno la prospettiva di un processo. Quelli che tutti i giorni si preoccupano dello stato del pianeta, della gente che lo abita, degli esseri con cui lo condividiamo.

Giunti al giorno fatidico, il 15 Ottobre, un po’ stanchini ma contenti andiamo in onda e va tutto clamorosamente bene, senza seri intoppi. Arriva Chomsky all’ora sbagliata (ci siamo incasinati col furso orario) e ha la gentilezza e la pazienza di aspettare il suo turno; arrivano altri grandi saggi come Perez de Ezquivel, Nora Cortinas delle Madres; arrivano quasi 40 collegamenti dalle più disparate città del mondo con particolare importanza a quello dal carcere di Bellmarsh dove gli attivisti sostano ogni giorno. Ci sono video, testimonianze, musica, teatro. C’è una grande umanità che si manifesta.

Alla fine si arriva sempre alla fine, con un po’ di tensione ma tanta soddisfazione: migliaia di persone hanno seguito la diretta ritrasmessa non solo sui canali “ufficiali” di Pressenza, Terra Nuova Edizioni (che ha gentilmente fornito la tecniologia) e Ottolina TV ma da tanti altri siti e piattaforme che hanno replicato il segnale. Non sapremmo dire quanta gente ha partecipato alle manifestazioni ma l’impressione è stata di parecchie decine di migliaia.

E’ appena finita ma c’è subito un’altra scadenza: Assange è finalista  al premio Sakharov e sarebbe un  contributo concreto alla sua liberazione se lo ricevesse: facciamo dunque appello a tutti affinché chiedano ai deputati europei di far pressione perché il parlamento decida in questo senso. Immediatamente perché si deciderà il 19 Ottobre.

 


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21