Difendere democrazia e istituzioni. Con una urgente riforma elettorale

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Dopo una  azzardata e irresponsabile azione politica di Renzi,  segretario di un Partito del 2/3% che in più occasioni ha avuto rapporti con personaggi opachi, è stato costituito un …”governo che non risponde a una coalizione politica”…. al cui vertice è stato chiamato Draghi con poteri a cavallo tra “Presidente del Consiglio” e “Capo del Governo e Segretario di Stato” di badogliana memoria.

La prospettiva che ora abbiamo davanti sarà dunque quella di un governo di emergenza la cui durata potrà essere fino a  dopo la nomina del nuovo Presidente della Repubblica o fino alla scadenza della legislatura.

A fronte di questa prospettiva, nell’azione del Governo vengono affrontati gli urgenti problemi della crisi sanitaria, di quella economica e sociale ma viene sottovalutata, se non scordata, anche la necessità di affrontare un problema altrettanto urgente, della stessa importanza e non secondario, come quello di difendere democrazia e istituzioni fortemente compromesse dall’azione politica di Partiti miopi e  di una classe politica di scarsa cultura e competenza.

Si sottovaluta una eredità tossica  ereditata  dal governo di Conte II  e cioè quella di aver fatto votare un Referendum che ha drasticamente ridotto il numero dei parlamentari senza incardinarlo con tutte le altre necessarie riforme utili a rilanciare ruolo e funzioni dei parlamentari e delle assemblee legislative.

Con quel Referendum si è data solo soddisfazione al qualunquistico umore “anti casta” senza un nuovo assetto utile a rilanciare autorevolezza , efficacia ,ruolo dei partiti e istituzioni  per dare al Paese la speranza di un cambiamento, in positivo, di una governabilità che da alcuni decenni si è basata spesso e solo sulla propaganda.

Per evitare una ulteriore, nefasta crisi istituzionale e dato che prima o poi i cittadini saranno chiamati a votare per eleggere il nuovo Parlamento ed un nuovo Governo bisognerà affrontare con urgenza, ed almeno avviare a soluzione, il problema della delegittimazione democratica e istituzionale iniziando dalla riforma elettorale.

La necessità di una riforma elettorale è data dai fatti altrimenti dopo il Governo Draghi e dopo le elezioni il nuovo Governo subirà gli stessi condizionamenti, se non ricatti, non si potrà aspirare a stabilità e Governi di legislatura e seguiteremo a far crescere tanti Salvini, tanti Renzi  alimentando la deriva populista, antipartitica, presente in Italia e nel Mondo, mettendo a rischio la democrazia parlamentare.

Per mettere mano a una riforma elettorale bisognerebbe partire da un principio, forse anche ad un vincolo, e cioè che le riforme non si fanno per far vincere un partito ma per eleggere un Parlamento che, sociologicamente, corrisponda alla società nel suo complesso.

Nel nostro Paese, per la sua stessa cultura e storia, per l’indole dei suoi cittadini ci si distingue fino al punto, tanto per fare un esempio, che se si apre una discussione in un tavolo con 8 intellettuali alla fine del confronto si registrano almeno 3 posizioni. Se questa considerazione è giusta si dovrebbe quindi logicamente scegliere, per garantire la rappresentabilità,  un sistema elettorale proporzionale ( con i necessari interventi a sostegno della stabilità e governabilità).

Sinteticamente gli interventi potrebbero essere la riforma dei collegi e del bicameralismo perfetto, sbarramenti del 3/5 % con il diritto di tribuna a chi non li supera, sfiducia costruttiva con contestuale elezione di un nuovo governo. Sarebbe opportuno che i programmi elettorali delle coalizioni si limitassero a pochi, essenziali, realistici punti associati ad altre opzioni sottoposte ad una prevalente azione parlamentare

Per affrontare una efficace, equilibrata riforma elettorale conforme ai principi  e dettati  costituzionali, tanto osannati quanto disattesi dalle forze politiche nelle Assemblee, basterebbe ricordare l’articolo 67 (…(il parlamentare)  … rappresenta la Nazione,,, senza vincolo di mandato) e l’articolo 94 – quarto comma (il voto contrario di una o entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa l’obbligo delle dimissioni).

Con quelli ed altri articoli i padri costituenti vollero dare centralità e ruolo rilevante al Parlamento e spingere i suoi componenti a dare un contributo di idee con un confronto alto – senza bassa propaganda fatta con parole ingiuriose e senza senso, senza far sopportare  stucchevoli, eterne campagne elettorali- contribuendo,  invece, a decisioni del Governo utili al Paese.

Bisogna avviare presto una  azione a difesa e al recupero della credibilità della democrazia parlamentare in crisi, bisogna avere la capacità di partecipare al confronto con pensieri e parole adeguate e di verità, specialmente da parte dei politici e dei media,  per evitare di alimentare la forza degli attacchi che populismi e nazionalismi portano al sistema democratico.

Quindi sarà importante affrontare e avviare a soluzione la crisi sanitaria, quella economica, quella sociale ma anche, dopo l’esperienza negli ultimi tempi, analizzare e risolvere  quella istituzionale per non lasciare il Paese in mano a leaders  inaffidabili, pronti a cambiare radicalmente idee nel giro di 24 ore confidando nella disattenzione  degli elettori e nella bassa propaganda mediatica.


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