Partiti e istituzioni, alla vigilia di un voto tra le emergenze

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Nell’estate di tre anni fa, nel 2019, i parlamenti della Repubblica italiana e del Regno Unito vivevano due opposte , entrambe non ordinarie vicissitudini . Mentre i vertici del nostro traballante governo gialloverde , il presidente Conte e il vicepresidente e ministro Salvini ( quest’ultimo reduce dal rifiuto di riferire alle Camere sulle inquietanti relazioni con il leader russo di ieri e di oggi ), scuotevano la composta aula del Senato con un irrituale , gelido duello finale ; nella esemplare democrazia britannica la Regina “ chiudeva “ (letteralmente) la Camera dei comuni per più di due mesi, su pressione del primo ministro Boris Johnson. Praticamente, una sospensione della capacità democratica del paese, di fronte alla quale noi potemmo scambiare per incontrollata esuberanza il degrado delle nostre istituzioni parlamentari.

Oggi, anche a titolo di riscatto, e di risarcimento del giudizio di allora, va doverosamente dato atto ai parlamentari del partito conservatore d’oltre Manica di una difesa della dignità della loro istituzione al prezzo non lieve di un pubblico benservito al proprio primo ministro e leader di partito : stravagante, pittoresco fin che si vuole, sopra tutte le righe, ma pur sempre il capo del proprio partito, e quindi il massimo riferimento in chiave elettorale. Prima i cittadini del Regno Unito, si potrebbe dire , poi l’interesse del partito. Riconoscimento che non può purtroppo estendersi al confratello partito repubblicano d’oltreoceano, che continua ad anteporre una imbarazzante difesa dell’ex presidente e possibile candidato Trump, e dei suoi plateali comportamenti eversivi, a quella delle istituzioni democratiche pesantemente, fisicamente minacciate.

A proposito di partiti, veniamo a noi, ai nostri. L’obiettivo del movimento che ha guidato i primi due governi di legislatura, oggi, dopo la sempre più chiara scissione “salvagoverno” , e di altre forze della attuale maggioranza , appare , in vista del voto, il recupero di credito e consenso a scapito di quelli di Mario Draghi. E, in probabile prospettiva., del nostro capo dello Stato, garante della Costituzione e delle istituzioni. Alle soglie del voto , da noi, prima il partito, poi gli italiani. Da qui la preoccupazione a fronte della desolante relazione tra l’offerta politica dei nostri partiti e la gigantesca complessità delle sfide che attendono il paese. E, a parziale titolo di conforto, l’esistenza di un serbatoio di grandi competenze plurisettoriali, di “ grandi vecchi”ancora in piena attività, una sontuosa “ riserva della Repubblica” , che può sostenere nell’emergenza un’alternativa di governo e di protezione istituzionale. Un completamento dell’operazione ispirata dal capo dello Stato attraverso il governo in carica , da proporsi al corpo elettorale, esplicitamente . Il nostro sistema parlamentare offre questa possibilità, in primo luogo come proposta elettorale ; in subordine, attraverso i poteri offerti dalla nostra Carta costituzionale al “ formatore “ dei governi , il capo dello Stato. Con buona pace di chi continua , con pertinace approssimazione costituzionale, ad attribuire alle nostre elezioni la scelta diretta del governo . Quindi, un serbatoio di grandi qualità e competenze, giuridiche, economiche , diplomatiche, politiche , e di grande considerazione internazionale. Senza distinzione momentanea tra destra e sinistra, ma con il fine della difesa del paese davanti alle difficoltà. Parecchi i nomi che vengono in mente, quasi subito. Una sfida segnata da un dislivello generazionale ampio, vistoso , ma non l’unico : da valutare accanto ai dislivelli di cultura costituzionale , di competenza e competenze, di senso delle istituzioni, rispetto per l’avversario, considerazione e stima internazionale. Una soluzione di emergenza alle tante emergenze .

montesquieu.tn@gmail.com 


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