Benvenuti a bordo o ci scusiamo per il disagio

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Un lunedì di fine giugno infuocato da temperature estive che superavano i 40 gradi si è trasformato per 400 passeggeri di un treno, partito da Bologna e diretto al Brennero, una sorta di mini odissea complicata da un guasto al locomotore. Dopo un lungo periodo di restrizioni alla libera circolazione, causato dalla pandemia, complice il totale allentamento delle misure anti Covid-19, gli italiani si sono rimessi in viaggio, confidando in una ripresa regolare dei mezzi di trasporto. Le cronache di questi giorni lo dimostrano: spiagge, aerei e treni superaffollati, aeroporti e stazioni presi d’assalto. Motivo in più per garantire un servizio in grado per agevolare gli spostamenti nel rispetto delle regole di sicurezza. Chi ha la responsabilità di gestire la circolazione deve saper prevedere anche eventuali disagi dovuti ad impedimenti, così come è accaduto al treno al regionale veloce 8606 del 27 giugno scorso, partito in orario dalla stazione di Bologna Centrale alle 16.10. Rischi che sull’intera rete ferroviaria nazionale , le cui cause non sono sempre imputabile a Trenitalia, sono all’ordine del giorno, così come può essere un investimento di persone sui binari, un guasto improvviso, fenomeni di avversità meteorologiche. Ma questo non deve essere considerato un fattore di totale imprevedibilità su cui alzare le mani e dichiarare la propria estraneità alle eventuali conseguenze. I disagi possono essere gestiti se in origine sono stati pianificati degli interventi pronti ad essere applicati in tempo reale. Purtroppo, in questo caso non è accaduto del tutto. Il treno in questione dopo aver lasciato Bologna ha subito un guasto al locomotore mentre sostava nella stazione di Crevalcore (siamo sulla linea Bologna- Verona), nel momento di dare precedenza ad un treno Eurocity diretto a Monaco di Baviera. Il rumore simile ad uno scoppio ha subito allarmato un capotreno fuori servizio che viaggiava per tornare a casa e il suo collega che aveva la responsabilità di gestire i passeggeri.

L’attesa nella speranza che il problema tecnico venisse risolto è sfumata quando è stato comunicato di scendere dal treno per attendere l’arrivo di un regionale che avrebbe “riprotetto” i passeggeri fino a Poggio Rusco per poi essere trasbordati sui pullman (promessi) al fine di proseguire il viaggio. Destinazioni diverse: c’era perfino chi doveva prendere un aereo o recarsi in città diverse e lontane anche centinaia di chilometri. Come spesso accade il fattore umano individuale sopperisce ad una mancanza di organizzazione complessiva. Il capotreno titolare va lodato per la pazienza nell’affrontare decine di richieste individuali dove ogni persona riteneva di essere accolta. Un compito arduo reso ancor più difficile per via che le legittime aspettative di ciascuno potevano essere esaudite previo l’obbligo di consultare i dirigenti di Bologna Centrale. Va ricordato che a livello nazionale la sala operativa di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) monitora 24 ore su 24 la circolazione di circa 9mila treni al giorno su oltre 16.700 chilometri di rete che verifica lo stato di efficienza dell’infrastruttura ferroviaria nazionale. La cronaca che segue è un susseguirsi di disagi, di incertezze e di mancanza di informazioni. Centinaia di passeggeri lasciati in balia di se stessi. Il caldo, la stanchezza, la fatica di un viaggio del quale non si poteva immaginare l’esito.

Il regionale una volta arrivato a Poggio Rusco terminava la sua corsa e la stazione disabilitata non aveva i servizi igienici utilizzabili, il distributore automatico di bibite e acqua fuori servizio chiuso da un lucchetto. Sul piazzale esterno le centinaia di passeggeri sotto il sole in piedi in attesa dei pullman. Nessuno a gestire la situazione. Nessun annuncio. Dal monitor delle partenze il treno successivo per Verona-Bolzano- Brennero era segnato alle 18.58. Il disorientamento tra le persone aumentava man mano che il tempo passava: restare in attesa del mezzo stradale o scegliere il treno? Alle 18.30 un solo pullman in grado di accogliere a bordo circa 50 passeggeri e la scena che si è presentata assomigliava all’assalto della diligenza stile Far West. Sono trascorse tre ore dal momento che il treno delle 16.10 aveva lasciato la stazione di Bologna, per poi essere cancellato a causa del guasto. Il regionale veloce arriva puntuale per accogliere chi era rimasto a terra. La capienza dei posti si esaurisce subito e molti rimangono in piedi. Una donna arrivava dalla Calabria, altri dalla Puglia dopo 8 ore di viaggio.

A bordo treno non si palesa nessuno per fornire assistenza e informazioni necessarie: a Verona molti dovevano proseguire per altre destinazioni. Chiamiamo invano il numero verde assistenza clienti che risulta sempre occupato. Esiste una chat operatore Trenitalia che dovrebbe rispondere in tempo reale ma al momento dell’invio del messaggio appare la scritta “tutti gli operatori sono occupati”. Nessun annuncio a bordo. Si cede allo sconforto e alla speranza di arrivare a tarda notte. Così accadrà con ore di ritardo (comprensibile per il guasto), molto meno per non aver pensato che 400 passeggeri avevano anche dei diritti e sarebbe bastato poco per alleviare il disagio. “Ci scusiamo per il disagio” è una frase che si sente spesso pronunciare dagli altoparlanti delle stazioni. Benvenuti a bordo…..

 

 

 


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