Giornalismo sotto attacco in Italia

Draghi teme trappole, sfida Lega e M5S

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Stabilimenti balneari, superbonus per l’edilizia, decreto Milleproroghe, caro energia. Draghi è spigoloso, sempre più spigoloso verso la sua eterogenea maggioranza di governo. Il presidente del Consiglio vuole andare avanti, persegue l’unità ma non ad ogni costo. Dopo la rielezione di Mattarella a presidente della Repubblica ha avvertito: la mediazione va perseguita, ma «se ha un senso».

Ha sfidato il Carroccio e il M5S. Ha dato due dispiaceri: uno al leghista Salvini e l’altro al grillino Conte. Ai cinquestelle il dispiacere è arrivato sul superbonus, da anni una delle loro bandiere. Il presidente del Consiglio, dopo le truffe per oltre 4,4 miliardi di euro ai danni dello Stato, ha introdotto delle correzioni. I grillini non l’hanno presa bene, ma SuperMario ha alzato la voce: «Alcuni di quelli che più tuonano sul superbonus sono quelli che hanno scritto questa legge» senza prevedere «sufficienti controlli».

La strattonata a Salvini è arrivata sugli stabilimenti balneari. Draghi ha stabilito la liberalizzazione delle concessioni in applicazione di una direttiva europea nota come Bolkestein. Alla fine la novità, con qualche modifica, è stata approvata nel governo di unità nazionale anche dai ministri leghisti, ma subito dopo il Carroccio ha annunciato l’intenzione di presentare degli emendamenti in Parlamento. Non è un caso. Salvini è un fiero difensore degli interessi dei gestori degli stabilimenti balneari.

La Camera e il Senato, però, possono diventare delle pericolose trappole per i tanti provvedimenti dell’esecutivo. A metà febbraio il governo è stato bocciato quattro volte sul decreto Milleproroghe nelle commissioni Bilancio e Affari costituzionali di Montecitorio. In particolare è stata respinta la decisione del governo di ridurre l’uso del contante da 2.000 a 1.000 euro. La Lega e Forza Italia, entrambe al governo, hanno votato assieme a Fratelli d’Italia, all’opposizione. Le forze del centro-destra hanno fatto un passo avanti verso una ricomposizione dei contrasti. Il segretario del Carroccio ha esultato: «È una vittoria della Lega e del centrodestra».

È un brutto segnale per Draghi. La marcia del presidente del Consiglio nell’approvazione di tutte le riforme previste dal Pnrr (Programma nazionale di ripresa e di resilienza) non sarà semplice. In particolare è infuocato il tema della riforma della giustizia. Il presidente del Consiglio il 17 febbraio è salito al Quirinale per parlare con Mattarella. Sarebbero stati due i temi del colloquio: la crisi dell’Ucraina e il caro energia sulle bollette. Il timore di Draghi sarebbero gli “strappi” nella maggioranza sul decreto di proroga degli aiuti per ridurre gli aumenti del gas e della corrente elettrica. Poi ha tenuto un vertice del governo. Il discorso fatto sarebbe stato perentorio: «O i partiti garantiscono i voti in Parlamento o il governo non va più avanti». Da tempo ha avvertito: la mediazione va perseguita, ma «se ha un senso».


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