Sergio Lepri e questa bruttissima stagione

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Spiace dover festeggiare il centoduesimo compleanno del grande Sergio Lepri in un periodo così triste per la politica e per l’informazione italiana. Spiace che un partigiano liberale, che ha dedicato l’intera vita alla libertà d’informazione e alla difesa della democrazia nella sua accezione più nobile, debba assistere in questi anni al declino di tutti i valori che ha difeso nella sua esistenza esemplare. Spiace, ad esempio, ciò che sta accadendo agli amici e colleghi di Fanpage, che vedono messo a rischio il loro sacrosanto diritto di cronaca, come se non esistesse già la possibilità, per il soggetto che si sente diffamato, di querelare i presunti diffamatori e come se gli autori di un’inchiesta dovessero chiedere il permesso al politico interessato o ai magistrati il permesso di realizzarla prima di mettersi al lavoro. Attenzione, perché si comincia così e non si sa dove si possa andare a parare. E attenzione anche a ciò che succede in RAI e nel mondo dell’informazione in generale, perché i nostri spazi di libertà si restringono ogni giorno di più e si avverte con forza crescente il bisogno di aria fresca e pulita, di un’informazione che sia davvero al servizio dei lettori, di un controllo del potere che non sia soggetto ad alcun condizionamento dall’alto, di editori puri e di una seria legge sul conflitto d’interessi. Fino a quando non avremo tutto questo, e dubitiamo che la legislatura in corso possa essere quella buona, specie se si considera che alcuni dei principali oppositori di queste norme di semplice civiltà dettano legge nel sedicente “Governo dei migliori”, nulla cambierà in meglio nel panorama editoriale italiano. Continueremo, al contrario, ad avere un’informazione a metà, una cultura per pochi, una conoscenza limitata unicamente a coloro che possono permettersi un’ampia spesa per approfondire le diverse questioni e il resto della popolazione verrà abbandonato nella solitudine e nella disinformazione, mentre la marea d’odio che monta sui social costituirà sempre di più un elemento straziante e condizionante del nostro stare insieme.

Schierarsi dalla parte dei colleghi di Fanpage, contrastare ogni sopruso e battersi affinché nessuna inchiesta venga mai più oscurata, chiunque essa riguardi, costituisce, pertanto, un imperativo morale, anche perché certe vicende fanno scuola e forniscono un ulteriore invito all’autocensura a quanti, anche comprensibilmente, si spaventano e preferiscono tacere anziché esercitare fino in fondo il proprio ruolo di cronisti.
Stiamo vivendo una stagione terribile e difficilmente ne sorgerà una migliore se non avremo il coraggio partigiano di Lepri nel manifestare solidarietà a chi viene colpito da simili ingiustizie, se non porteremo avanti la battaglia contro le querele temerarie, tanto cara a Roberto Morrione e Santo Della Volpe, se non avremo la forza di ribellarci alle imposizioni di editori che sempre più spesso si servono dei giornali per portare avanti, in realtà, i propri interessi e se non porremo il tema di una buona informazione al centro di ogni campagna pubblica e di ogni dibattito politico. Perche è la politica stessa che così muore, travolta dall’affarismo e dalle esigenze di chi di una democrazia compiuta non sa che farsene.

P.S. La censura all’inchiesta di Fanpage, grazie a Dio, è stata revocata. Tutto ciò che abbiamo scritto, però, resta d’attualità. E sarà bene fare attenzione affinché non si ripetano simili infortuni.

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