Intervista a Laika, la street artist autrice di ‘Le lacrime di Kabul’

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‘Gino ho paura’ questo si legge sul murale di Laika la street artist che nella notte di Ferragosto ha voluto omaggiare Gino Strada il fondatore di Emergency scomparso la scorsa settimana, attraverso la realizzazione di un opera dal titolo ‘Le Lacrime di Kabul’.

“20 anni di guerre inutili. 241.000 vittime e 5 milioni di sfollati. Un paese martoriato in nome della ‘democrazia’, oggi di nuovo califfato islamico. L’ennesimo grande crimine dell’Occidente”. Questo è uno stralcio della didascalia di Laika al suo post su Instagram in relazione alla sua creazione. Laika è la street artist più nota di Roma che attraverso il suo lavoro riesce a sensibilizzare i romani e non solo, su diversi temi di interesse sociale. Ho voluto chiederle personalmente, visto che ci conosciamo da tempo, le motivazioni che l’hanno spinta alla creazione di questa sua ultima e commovente opera d’arte.

“L’opera nasce in due momenti diversi – spiega Laika –  è da diverso tempo che faccio le mie riflessioni su ciò che sta accadendo in Afghanistan, .l’avanzata dei Talebani va avanti da tempo, come un cancro aggressivo che non ti lascia scampo, specie se non si hanno  più i mezzi per contrastarlo.

La scomparsa di Gino invece mi ha colta (ci ha colto tutti) alla sprovvista. Per me è un mito che se ne va. Ho voluto così unire in un solo poster l’omaggio ad un grande uomo con la preoccupazione per le sorti delle donne, dei bambini e degli uomini afghani. L’Afghanistan si appresta a vivere un nuovo capitolo di terrore. Un terrore di cui l’Occidente è il primo responsabile.

Ricordo che si voleva “esportare la democrazia “. Invece abbiamo dato vita ad un altro Califfato.

Sono preoccupata, come lo era Gino tra l’altro (il suo ultimo articolo, pubblicato nel giorno della sua morte era profetico): penso ai diritti delle donne, alle esecuzioni mirate che ci saranno. L’Afghanistan si appresta a tornare indietro di 20 anni.

Sono preoccupata… ho paura.. come il bambino che ho dipinto di carta. Nel poster ci sono numerosi riferimenti a Gino: basti pensare al bambino con la benda che ricorda l’immagine di  copertina di Pappagalli Verdi (il libro scritto nel 2000 da G. Strada).

La frase all’interno della benda “Spero che si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre sono un orrore e che non ci si può voltare dall’altra parte per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio” sono parole di Gino (tratte sempre da Pappagalli Verdi).

La richiesta di Aiuto è sicuramente  il riferimento più diretto. Le lacrime hanno il colore della bandiera afghana. Il riflesso di luce nell’occhio è invece il simbolo di Emergency, che dal 1994 ha salvato circa 11 milioni di persone. Nessuno più di Gino Strada può avere avuto idea di ciò che è stata la vita in Afghanistan negli ultimi vent’anni” – ha dichiarato Laika.

“Un paese nel quale ha vissuto in totale sette anni della sua vita e che oggi torna ad essere al centro dell’attenzione internazionale come totale fallimento degli Stati Uniti e dei paesi Nato, compresa l’Italia. Non posso immaginare cosa stia vivendo quel popolo in questo momento, – prosegue l’artista – però so che in Afghanistan non potranno più contare su un uomo che per quel paese ha dato tanto e che ha regalato al mondo un’organizzazione come Emergency che, nella sua storia, ha curato gratuitamente più di 11 milioni di persone. Gino Strada è un uomo dalla parte giusta della Storia e tutti noi non possiamo che dirgli grazie.

Il poster è stato realizzato nel mio studio – ci spiega Laika – (è acrilico e quarzo su carta). L’ho affisso a via Andrea Provana perché dietro via Biancamano c’è la sede dei volontari di Emergency a Roma.

Sull’Afghanistan penso che tornerò a parlarne presto. Sono preoccupatissima per i diritti delle donne. Il futuro si prospetta un incubo. Cosa farò prossimamente è sempre un segreto. Ho realizzato delle tele per un progetto sulla salvaguardia del pianeta ma non posso dire altro”.

Ogni volta che ci sentiamo, chiedo a Laika quando potremo incontrarci di persona, ma la risposta è sempre la stessa. “Chi c’è dietro a Laika non è importante. Laika è importante”.

E visto quello che riesce a comunicare attraverso le sue opere, credo proprio abbia ragione.


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