80 anni dalla Liberazione, verso il 25 aprile 2025

Aldo Moro, Peppino Impastato e il giudice Rosario Livatino. Ricordarli ma soprattutto operare ispirandosi ai loro insegnamenti

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Il 9 maggio di quest’anno, oltre che essere un giorno di memoria, sarà anche un inno alla vita. Proprio così, uno stimolo per la costruzione di un mondo migliore da costruire insieme, partendo dagli insegnamenti di chi con il suo sacrificio ci ha lasciato come esempio l’affermazione di principi di giustizia, di verità e di legalità. Ricordare contemporaneamente Aldo Moro, Peppino Impastato e il giudice Rosario Livatino, che sarà beatificato, deve essere l’occasione per lanciare un segnale concreto di impegno comune contro le mafie e la corruzione. Moro fu l’emblema del dialogo e della ricerca dell’accordo tra le diverse parti politiche per il raggiungimento del bene comune. Peppino Impastato, invece, radicale e giustamente intransigente nella lotta alla mafia. Rosario Livatino, magistrato ligio al suo dovere, rispettoso della legge e del suo ruolo. Di queste tre grandi personalità mi colpirono alcuni loro pensieri profondi e su cui credo oggi si debba meditare con serietà. Di Aldo Moro mi resta impressa la frase attualissima sui diritti e le libertà: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Di Peppino Impastato, invece, mi colpisce la sua frase più dirompente e vera ancora oggi: “La mafia uccide, il silenzio pure”. Breve ma piena di significato e rivoluzionaria per molti aspetti a quei tempi. Di Rosario Livatino, infine, mi piace moltissimo la frase: “Quando moriremo, nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili”. Ispirato all’insegnamento biblico del “non solo parole ma opere di bene”. Tutti questi pensieri messi assieme tendono, inconsapevolmente, a un unico scopo: l’unione, la solidarietà, il principio dell’insieme si vince! La lotta alle mafie non deve avere bandiere tantomeno colori politici. È una battaglia che deve unire nella ricerca delle tante verità mancate, della giustizia giusta, della difesa di qualsiasi libertà e della massima diffusione della legalità non solo formale ma anche sostanziale. Lo Stato sia concretamente presente non lasciando mai solo chi denuncia. Dia un segnale forte. Ricordare ogni anno che passa le vittime di mafia, non è solo un dovere civico ma è anche un obbligo morale e materiale di impegnarsi concretamente nel contrasto alle mafie e alle illegalità impegnando tutte le istituzioni della Repubblica con tutte le loro articolazioni centrali e periferiche. Queste tre forti personalità che ricorderemo in questo giorno di memoria sono state e sono ancora oggi persone che si sono battute per la giustizia sociale e la legalità costituzionale e democratica, modelli del nostro operare e fari ai quali guardare per ritrovare la via smarrita. A loro oggi dobbiamo quotidianamente volgere il nostro sguardo non solo ricordandoli, ma operando ispirandosi ai loro insegnamenti.

Fonte: AntimafiaDuemila


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