Caporalato nella pianura pontina, nel primo processo per sfruttamento l’Inps chiede un risarcimento record da 13 milioni di euro

0 0

La richiesta è di quelle record e, forse per la prima volta, rende bene l’idea di quanto male fa l’economia illegale a quella legale. L’Inps di Latina ha chiesto un risarcimento danni per 13 milioni di euro agli imputati del primo grande processo per l’impiego illegale della manodopera in agricoltura. “Commodo” si chiama e dopo gli arresti di gennaio 2019 è arrivata la sentenza di condanna per una parte dei soggetti coinvolti nel giro criminale che prevedeva l’impiego di braccianti sotto forma di somministrazione di lavoro, mentre, in realtà, si trattava di un vero e proprio rapporto dipendente per di più in condizioni pessime. Due degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato sono stati condannati per aver messo in piedi quel meccanismo. Si tratta, nello specifico, del capo della cooperativa che usava i braccianti e di un funzionario dell’Ispettorato del lavoro di Latina, quest’ultimo accusato di aver messo a “disposizione la propria pubblica funzione a favore di un altro indagato e della cooperativa compiendo atti contrari ai doveri di ufficio consistiti nel fornire attività di consulenza alla società, partecipando a riunioni che riguardavano anche la gestione della società ed alla predisposizione degli atti”. E’ una storia che rivela le commistioni, non totalizzanti ma comunque pesanti, che hanno condizionato l’attività di controllo contro il caporalato nella pianura pontina, dove associazioni, giornalisti e sindacati denunciano da anni uno sfruttamento in forma di schiavitù senza ottenere accertamenti equivalenti. Ed è il motivo per il quale i numeri delle violenze, delle irregolarità e delle violazioni dei diritti sindacali, civili, umani continuano ad essere una caratteristica di quel territorio, come sottolinea da tempo Marco Omizzolo, il sociologo che per primo ha sollevato il velo su una storia di schiavitù che si srotola alle porte della capitale. Lo stesso Omizzolo ha messo in piedi il progetto “Dignità Joban Singh” con il quale sta preparando la documentazione per le prime udienze presso il Tribunale di Latina “contro i padroni che hanno picchiato, sfruttato, maltrattato i lavoratori e le lavoratrici, italiani e immigrati”.
“Stiamo lavorando – aggiunge – con l’avvocato Arturo Salerni e l’associazione Progetto Diritti con grande efficacia, trasparenza e correttezza. Ci stiamo organizzando coi nostri mediatori, consulenti e operatori sociali per assistere completamente le vittime di sfruttamento e caporalato intendendo questo come attività precedente la denuncia e anche successiva. Stiamo anche organizzando una avanzata campagna stampa e nuovi studi e dossier”.


Iscriviti alla Newsletter di Articolo21