L’amore saffico ai tempi della frontiera. ‘The world to come’ di Mona Fastvold

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Nell’ultimo anno è fiorito un nuovo genere cinematografico: il romantico saffico in costume. Dopo Ritratto della giovane in fiamme Ammonite è infatti uscito The world to come di Mona Fastvold, già presentato all’ultima edizione del Festival di Venezia.

1856. Nella sperduta frontiera americana vive Abigail, una giovane donna che trascorre la sua esistenza dedicandosi alla cura della casa, della fattoria e del marito Dyer. Come si capisce fin da subito è una persona demotivata e provata dalla perdita della figlia di 5 anni. Piano piano scopriamo la delicata sensibilità di Abigail che tiene un diario, dove non solo annota le spese e i dati sui raccolti ma anche i suoi pensieri. Durante l’adolescenza leggeva romanzi, scriveva poesie e immaginava la sua vita piena di passione e avventure. La sua esistenza cambia quando si trasferisce vicino casa sua Tallie, con il marito Finney. Con lei Abigail ritrova quella stessa gioia di vivere che aveva quando era ragazza e sognava un altro futuro. Il suo corpo, intorpidito e inaccessibile al marito, si apre con naturalezza agli sguardi e alle carezze di Tallie.

Il loro amore crea un mondo a parte, “the world to come” che ancora non esiste nel 1800, tranne che nei loro sogni. È un mondo fatto di intimità e di comprensione che si oppone a quello reale nel quale sono costrette alla fatica, al sacrificio e alla sottomissione ai loro mariti. I quali, nonostante le due donne siano accorte, cominciano a sospettare qualcosa.

La felicità non è infatti uno stato d’animo facile da dissimulare. Per la mente ristretta di Finney, che non riesce nemmeno a contemplare l’amore tra due donne, ciò che risulta insopportabile è la gioia della moglie, che sorride radiosa mentre lui patisce le sue miserie interiori. Quella che emerge infatti non è la rabbia per un tradimento immaginato, ma la sua invidia per la felicità altrui e l’incapacità di accettare che Tallie non si sottometta alla rigida legge biblica.

Nonostante A world to come non risalti per una ricerca stilistica e ci siano aspetti poco verosimili (come i monologhi interiori troppo introspettivi per una donna di quell’epoca) risulta comunque un film coinvolgente emotivamente, merito di una sceneggiatura che sviluppa in modo lento e naturale la storia d’amore e della straordinaria chimica tra le due attrici. Katherine Waterston incarna perfettamente un personaggio così delicato e allo stesso tempo profondo come Abigail, mentre la fascinosa Vanessa Kirby irrompe nello schermo con la sua contagiosa energia (che ricordiamo le ha fatto vincere la Coppa Volpi al Festival di Venezia con Pieces of a woman)


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