Conte in anticamera

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Beppe Grillo ha rivolto l’invito, Giuseppe Conte in anticamera. Il garante del M5S attende il sì dell’ex presidente del Consiglio a guidare i cinquestelle (e il relativo progetto per rilanciare il Movimento) ma la risposta ancora non è arrivata. L’attesa si fa lunga.

Conte il 4 febbraio, subito dopo l’addio a Palazzo Chigi, assicurò ai grillini:  «Io ci sono e ci sarò». Sono seguite due riunioni riservate: la prima all’Hotel Forum a Roma tra Conte, Grillo e il vertice pentastellato; la seconda tra l’”avvocato del popolo” e il comico genovese nella villa a Marina di Bibbona proprietà di quest’ultimo. Nulla di fatto. Uscì però una notizia: la disponibilità di Conte a diventare capo politico (o presidente) dei cinquestelle. Grillo comunicò: «È un impegno che ha preso pubblicamente e che intende onorare».

Per Conte disoccupato si è parlato di tanti lavori diversi in arrivo. Ma poi tutto si è bloccato. L’ex presidente del Consiglio, mai iscritto al M5S, sarebbe pronto a salire sul ponte di comando. L’urgenza è forte, eppure Conte aspetta in anticamera.

Nel frattempo la crisi si aggrava: i pentastellati da tre anni collezionano sconfitte elettorali, il grande consenso popolare sta evaporando, Di Maio e Crimi non sono stati capaci di correggere la rotta. Con il passaggio dall’opposizione antagonista al governo (prima con la destra leghista, poi con il centro-sinistra a guida Pd, poi nell’esecutivo di unità nazionale presieduto da Draghi) lo sgretolamento è aumentato: la fuga di parlamentari e militanti è diventata tumultuosa.

Conte in anticamera aspetta. Sembra che i problemi siano legati al rapporto piuttosto turbolento tra Grillo e Davide Casaleggio soprattutto su tre punti: logo del Movimento, piattaforma Rousseau, sì al governo Draghi.

Il carisma di Grillo è forte, ma non è più quello di una volta. La svolta pro Draghi, dopo quella pro Pd, è passata solo tra forti contrasti. Così dopo quasi due mesi Conte aspetta in anticamera.


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