Trento la città che accoglie i giornalisti minacciati e perseguitati

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Un incontro in Comune a Trento tra il sindaco Franco Ianeselli e il presidente della Federazione nazionale della stampa Giuseppe Giulietti, per siglare un progetto voluto fortemente dal primo cittadino: Trento diventerà la città dell’accoglienza, con la possibilità di ospitare giornalisti di varie nazionalità che sono minacciati o perseguitati a causa del loro impegno in difesa dei diritti umani. L’iniziativa è stata annunciata a Palazzo Geremia lunedì 22 febbraio scorso dove si sono susseguiti gli interventi dei vari protagonisti coinvolti: il presidio di Articolo 21 del Trentino Alto Adige con la collaborazione del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige e della Federazione nazionale della stampa italiana. In collegamento da Roma i vertici dell’ufficio di presidenza di Articolo 21 e la partecipazione di giornalisti stranieri la cui vita è minacciata: per questo sono sotto protezione.

Dalla sala della Giunta è stata annunciata la volontà di ospitare in una struttura messa a disposizione dell’amministrazione comunale che servirà ad accogliere chi difende la libertà di pensiero e di stampa, con l’unico obiettivo di perseguire la verità nel raccontare i fatti accaduti nei loro Paesi d’origine. Il riferimento per tutti è sempre l’articolo 21 della Costituzione che recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

«Con la pandemia rischiamo di dimenticare ciò che avviene nel mondo interno in termini di soppressione dei diritti umani. Noi vogliamo concretizzare un impegno preso all’inizio della legislatura, ospitando a Trento – ha spiegato il sindaco Ianeselli – i giornalisti che hanno difficoltà nel proprio Paese nell’esercitare il proprio impegno. In cambio, chiederemo ai giornalisti di portare la propria testimonianza nelle scuole». Impegno subito raccolto dai promotori di tante campagne di sensibilizzazione da parte dell’associazione Articolo 21, che vede un portavoce e una/un presidente per regione: tra le prime iniziative previste figura quella della giornata di ricordo delle vittime del conflitto siriano, che avrà luogo, in collaborazione con il sindacato dei giornalisti locali e la Fnsi, il prossimo 13 marzo a Trento con l’incontro dei presidenti di tutte le Regioni italiane per la commemorazione. A seguire la Giornata internazionale della libertà di stampa, in programma per il prossimo tre maggio. La prima edizione dell’anno scorso è stata realizzata sempre a Trento con la collaborazione con il Sindacato giornalisti veneto la cui segretaria è Monica Andolfatto in video collegamento lo scorso lunedì. Anche Desireè Klein portavoce di Articolo21 della Campania e direttrice del Festival Imbavagliati di Napoli è intervenuta durante l’incontro. 

Nel corso di “Un’ora con...” hanno preso la parola il presidente di Articolo21, Paolo Borrometi, la portavoce nazionale di Articolo21, Elisa Marincola, Ekaterina Ziuziuk presidente dell’Associazione Bielorussi in Italia e neo presidente di Articolo21 Trentino Alto Adige; Anna Del Freo del comitato Federazione Europea dei Giornalisti (EFJ) e Segretario generale aggiunto della Fnsi. Erano previsti anche dei collegamenti audio video con le testimonianze di alcuni colleghi stranieri la cui mancanza di tempo non ha permesso di divulgarli. Una delle più significative è quella del giornalista libico Khalifa Abo Kraisse attualmente trasferito in un luogo protetto, raccolta da Danilo Di Biasio direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano e presentata da Chicco Elia, condirettore di Qcodemagazine.

Khalifa Abo Kraisse racconta quanto sia difficile esercitare la professione nel proprio paese d’origine. «Sono un giornalista e film-maker. Essere giornalista in Libia significa scegliere un mestiere e rischiara la propria vita. Ho conosciuto persone che hanno lavorato per anni in condizioni impossibili e disumane. Persone che rischiano di essere picchiate, arrestate, rapite, assassinate. Ogni giorno che vi svegliate – spiega nel suo videointervento – rischiate queste opzioni. Può succedere anche a voi in qualunque parte dove vi troviate. Succede a tutti i vostri colleghi e amici. Ogni articolo che leggete potrebbe essere l’ultimo, ogni fotografia che scatti potrebbe essere l’ultima. Tu vivi queste cicatrici e queste ferite possono distruggerti. Se resisti trovi la forza per andare avanti, e se sopravvivi oggi, domani non ti puoi prendere il lusso di fermarti. Non hai tempo e ambiti per cercare aiuto. Quando ti rendi conto del pericolo diventi una persona che necessità aiuto. Penso che questo programma di tutela sia importante e penso debba essere esteso ad altri giornalisti che ne hanno bisogno. La mia storia potrebbe incoraggiare altri giornalisti per chiedere aiuto. Spero che questo sia solo l’inizio e che altri come me possano essere tutelati».

Danilo Di Biasio spiega come sia importante proteggere il giornalista: «per chi legge la rivista Internazionale la firma di Khalifa Abo Khraisse è nota e i suoi articoli sulla Libia, la sua patria, sono sempre ben informati, ricchi di dettagli. Pochi sanno che Khalifa Abo Khraisse sta vivendo in Italia, sotto copertura, un esule che rischia la vita. Perché a fare il giornalista nella Libia attuale ti fai molti nemici. E Khalifa ne ha così tanti che è dovuto fuggire. In Italia è arrivato grazie al programma Media Freedom Rapid Response che si occupa di dare supporto legale, assistenza e protezione ai giornalisti in pericolo di vita per il loro lavoro. Il partner italiano di questo progetto europeo è l’Osservatorio Balcani e Caucaso, che nel caso di Khalifa Abo Khraisse si è unito al Festival dei Diritti Umani e alla rivista QcodeMagazine. Non sempre, ma in molti casi, lasciare la propria nazione dove sei sotto tiro da parte di mafiosi, governi o gruppi paramilitari, può rappresentare la salvezza. Molto dipende dalla velocità di reazione e dalla pressione internazionale che le associazioni o i sindacati riescono a convogliare. In regimi molto chiusi, o in zone di guerra tutto può essere ancora più difficile. Quasi sempre chi ha scelto di essere giornalista indipendente lo è per tutta la vita, mettendo in conto i rischi e l’esilio».

Ad inizio maggio 2021 la città di Trento ospiterà la seconda giornata internazionale sulla libertà di stampa, un evento inclusivo che si propone di accedere un faro sui cronisti minacciati in Italia e nel mondo. L’iniziativa è nata da un colloquio tra il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana Giuseppe Giulietti, il segretario del Sindacato dei giornalisti del Trentino Alto Adige Rocco Cerone, il vicesegretario Lorenzo Basso e il sindaco di Trento Franco Ianeselli. Francesca Mazzalai ha curato l’intervista al presidente Giulietti e al sindaco Ianeselli realizzata per la struttura di programmazione della sede di RAI di Trento e trasmessa su Radio 1 Trentino Alto Adige. Da Roma la giornalista di RAI Radio 1, Valeria Riccioni si è collegata in diretta per  seguire gli interventi. 

Incontro che segna l’inizio di una proficua collaborazione e da parte del presidente Giulietti è stato ribadito come a «Trento nasca una casa dell’accoglienza per difensori dei diritti umani. Esperimento originale che permette di proteggere chi illumina le periferie del mondo». Unica nota dolente la mancata attenzione da parte dei media trentini che hanno scelto di non informare i lettori e i telespettatori dell’importanza di raccontare come Trento si presti a diventare città dell’accoglienza per chi sceglie di stare dalla parte della libertà di stampa. 


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