#staizitta giornalista! – di GiULiA giornaliste (autrici Silvia Garambois e Paola Rizzi)

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C’è un attacco subdolo all’informazione, un bavaglio, a volte una vera censura, che passa dalle cattive parole: il linguaggio d’odio che, soprattutto sui social, si scatena contro le giornaliste.

Una valanga di insulti. Con gli algoritmi abbiamo “selezionato” quelli di Twitter: «Cessa», «maestrina», «troia», «vai a fare la calza ragazzina maleducata», «meriti di morire». «sei solo brava con la bocca»; «un mostro di bruttezza e cattiveria», «strega», «parli delle donne stuprate, a te non sarebbe successo»; «ritorna casalinga»; «la vedo bene come cassiera», «Le donne utilizzano in modo surrettizio il sesso per fare carriera o presunta tale».

Ma gli insulti diventano presto minacce. Di stupro, di violenza.

Come GiULiA giornaliste ci siamo occupate e preoccupate da tempo di questi fenomeni, spesso insieme alle commissioni pari opportunità della Fnsi, dell’Usigrai, dell’Ordine dei giornalisti;  abbiamo lavorato con dipartimenti universitari, abbiamo collaborato alla ricerca di Vox-osservatorio sui diritti per capire la portata di questo attacco. Ora abbiamo raccolto il nostro lavoro in un libro-inchiesta #staizitta giornalista!, che raccoglie le interviste a sette “testimoni”, colleghe che possono raccontarci i diversi aspetti di questi attacchi: perché ci si occupa di migranti, di criminalità organizzata, di Africa, ma anche di politica, persino di sport. E le colleghe che hanno dovuto “spegnere” i loro social, con un danno professionale, persino quando si è trattato di interi giornali. Ecco allora la storia di Angela Caponnetto, quella di Nunzia Vallini, o ancora di Monica Napoli, di Marianna Aprile, di Marilù Mastrogiovanni, di Antonella Napoli, di Elisabetta Esposito, che in altrettante interviste raccontano in prima persona le vicende di odio e di violenza che le hanno viste protagoniste.

Cosa si fa nel mondo, in Europa, in Italia per contrastare questo fenomeno? Lo raccontiamo. Raccontiamo cosa sta raccogliendo il Viminale, come si muove il Mise, cosa fanno le Commissioni parlamentari d’inchiesta. E cosa stanno facendo in tante e in tanti per elaborare strategie per contrastare l’odio che avvelena, tanto più deleterio in momenti come quelli che viviamo oggi, bloccate e bloccati davanti ai nostri computer.

Il libro, firmato da Paola Rizzi e da me, vanta – è il caso di dirlo – la pubblicazione nella Collana Studi della Fondazione sul giornalismo Paolo Murialdi (edito da All Around), e belle, davvero belle, prefazioni, firmate da Vittorio Roidi, presidente della Fondazione Murialdi, dall’on. Laura Boldrini, dalla commissaria AgCom Elisa Giomi e dal Coordinatore della rete nazionale di contrasto ai discorsi e ai fenomeni d’odio, prof. Federico Faloppa.

Se vi interessa lo trovate come ebook sulle maggiori piattaforme, o lo potete richiedere in cartaceo a Edizioniallaround.it, in attesa che arrivi in libreria.


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